Manfred Pernice e l’installazione virale
Institut d'Art Contemporain, Villeurbanne / Art3, Valence - fino al 15 febbraio 2014. Le accumulazioni di oggetti di recupero dell'artista tedesco in mostra nell’area di Lione. Dissolute e allo stesso tempo rigorose, per una grammatica alternativa dell'era del consumo.
Inafferrabile e sparsa, l’arte di Manfred Pernice (Hildesheim, 1963) è un esempio eccellente dell’espressione di ricerca oggi più diffusa e saliente (assieme al collage): l’installazione antimonumentale che utilizza materiali di recupero. L’artista è un precursore del genere, e la sua poetica è più avanzata e sistematica di quella di molti dei suoi successori.
Lo dimostra la personale Fiat (lux) all’Institut d’Art Contemporain di Villeurbanne, a un passo da Lione. Una mostra estesa e ambiziosa, prova di forza ma anche dimostrazione di levità. L’inventiva libera e imprendibile, in apparenza dissoluta, è la prima caratteristica che salta all’occhio; ma poi emerge il linguaggio strutturale che regge l’insieme. Sì tratta sì di strutture aperte, come dice l’artista, ma tale apertura anarchica ha una grammatica complessa e rigorosa.
Ciò è lampante quando Pernice ricorre a moduli “linguistici” come le “cassette”, contenitori che declina in installazione e collage/assemblaggio. Nel primo caso, allestisce all’interno di strutture rettangolari posate sul pavimento oggetti di recupero di ogni tipo. Nel caso dei collage/assemblaggio, il modulo della “cassetta” sostituisce l’antico concetto di cornice e quello modernista di confine esterno dell’opera e di griglia. Il contenitore si può ruotare su ognuno dei quattro lati: gli oggetti e i ritagli all’interno vagano così come in un caleidoscopio.
Ma il rigore del caos organizzato di Pernice si evidenzia anche in tutte le altre opere prive di un modulo immediatamente identificabile. Nella piattaforma ispirata alla pista che fu allestita dalla Fiat per provare i prototipi sul tetto del Lingotto. Nella slavata stanza d’appartamento riempita di mobili, fornelli, quadri, soprammobili improbabili, con tanto di radiolina accesa. E nella strepitosa installazione di cui è coautore con Martin Städeli, ispirata da una visita al Museo Marini di Firenze. Il risultato è una parodia irresistibile delle componenti di rigidità della poetica dello scultore italiano.
È difficile identificare dove inizia e dove finisce un’opera di Pernice. L’accumulo è in lui vulcanico sconfinamento, proliferazione virale. I suoi lavori sono come virus benefici, perché rivitalizzano esteticamente l’incancrenito panorama degli oggetti di consumo, nello stesso momento in cui lo denunciano con vigore e con ironia. Con un occhio incredibile per i dettagli, per la composizione, per la scansione di forme e colori, che siano quelli di un tappo di bottiglia o di un frammento di giornale.
E Pernice non si appropria solo degli spazi dello IAC. A un’ora da Villeurbanne, lo spazio non profit Art3 di Valence accoglie la sua installazione site specific Ideacasa. Ed è come un controcanto: qui l’opera, più sussurrata, sembra adattarsi allo spazio anziché appropriarsene. Scoperta l’impossibilità di sfondare la parete di fondo, l’artista ha dipinto tre aperture ipotetiche, come porte per fuggire o avvicinarsi al proliferare di poveri ma colorati oggetti che si affastellano e pendono persino dal soffitto.
Stefano Castelli
Villeurbanne // fino al 23 febbraio 2014
Manfred Pernice – Fiat (lux)
IAC
11 rue Doctor Dolard
+33 (0)4 78034700
[email protected]
i-ac.eu
Valence, fino al 15 febbraio
Manfred Pernice – Ideacasa
ART3
8 rue Sabaterie
+33 (0)4 75 55 31 24
[email protected]
www.art-3.org
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