Alain Huck (Vevey, Svizzera, 1957) è preoccupato – almeno lui – per le sorti del pianeta, alla mercé di politiche energetiche sconsiderate. E nella sua prima personale italiana lo dichiara fermamente, declinando il tema della natura in tre grandi disegni a carboncino, un video e una scultura in alluminio massiccio. L’ambiente che Huck crea è intessuto di molteplici riferimenti culturali (come il libro Walden ovvero vita nei boschi di Thoreau, il cinema di Murnau, episodi della guerra in Vietnam) e capace di attirare lo spettatore in un’atmosfera al tempo stesso sospesa e inquietante ma anche contemplativa, specialmente nel caso del video, che inquadra la tana di un animale all’ombra di un albero. I grandi disegni a tema “vegetale”, invece, chiedono un confronto fisico con lo spettatore – costretto a muoversi dentro e fuori lo spazio idealmente delimitato dalla primitiva capanna di alluminio – e, con i loro infiniti toni di grigio, si fanno triste presagio di una consunzione imminente.
Chiara Ciolfi
Roma // fino al 28 febbraio 2014
Alain Huck – Tabou
MARIE-LAURE FLEISCH
Vicolo Sforza Cesarini 3a
0668891936
[email protected]
www.galleriamlf.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati