Emilio Isgrò e la biblioteconomia. Una mostra a Treviso
Ca’ dei Ricchi, Treviso - fino al 16 marzo 2014. L’Associazione TRA - Treviso Ricerca Arte riporta a casa Emilio Isgrò. E l’ex caporedattore del Gazzettino risponde con venti opere della sua produzione recente. Col basso continuo dello sfoltimento tipografico.
Con il termine francese désherber, in biblioteconomia si intende quell’attività che in Italia traduciamo (piuttosto impropriamente) con il verbo “scartare”. Pur consistendo, praticamente, nell’eliminazione di una parte dei volumi a scaffale, è condotta sulla base di un metodo rigoroso che presuppone una revisione critica consapevole.
Il parallelismo tra la prassi biblioteconomica e l’azione artistica di Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937) è tangente in almeno due punti: il primo, quello più evidente, riguarda appunto la funzione selettiva/elettiva, ovvero la “messa in valore” dell’opera attraverso l’eliminazione – nel caso specifico la “cancellatura” – di ciò che è superfluo e adombrante, sulla base del sempiterno principio minimalista less is more. Il secondo punto di contatto attiene, invece, alla sfera più intima: riguarda infatti il background formativo dell’artista, in particolare l’attività di giornalista e letterato che Isgrò ha esercitato per anni prima di consacrarsi all’arte tout court.
Il legame con Treviso è forte, sia per la lunga collaborazione con il Gazzettino, di cui Isgrò fu caporedattore dal 1960 al 1967, sia per la grande amicizia con Andrea Zanzotto e Giovanni Comisso; l’incontro con quest’ultimo, in particolare, fu determinante per le sue future scelte artistiche. L’illuminazione avvenne nel 1962, allorché, alle prese con l’editing di un testo di Comisso, Isgrò si trovò di fronte a un groviglio di correzioni e segni che più tardi definirà “un mare di cancellature il cui peso era più forte delle parole”.
L’Associazione TRA – Treviso Ricerca Arte ospita, nella prestigiosa sede di Cà dei Ricchi – contenitore medievale recentemente restaurato – una ventina di opere relative alla produzione artistica più recente di Isgrò. Insieme ai semi delle arance che acquistano volume e diventano splendide sculture, spiccano alcuni codici ottomani. Isgrò ne ha realizzati ben 14 in occasione della nomina di Istanbul a Capitale Europea della Cultura nel 2010, e il cui titolo Var ve Yok , formula magico-incantatoria che significa “c’è e non c’è”, pare sussumere la pratica che da oltre cinquant’anni sottende all’intera opera dell’artista siciliano.
Adriana Scalise
Treviso // fino al 16 marzo 2014
Emilio Isgrò – Semi e Cancellature
a cura di Valerio Dehò
CA’ DEI RICCHI
Via Barberia
0422 419990
[email protected]
www.trevisoricercaarte.org
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