Non avere paura del reale. La scultura di Franz Pichler
Kunst Meran/o Arte, Merano - fino al 6 aprile 2014. Personalità eclettica, percorsa da una vena espressionista, gotica e anarchica. Merano celebra Franz Pichler, artista poliedrico, che ha animato la vita artistica e culturale della cittadina sudtirolese negli ultimi cinquant'anni. Un percorso che non si fa riguardo dell'andamento cronologico, per presentare in aree tematiche gli argomenti più cari all'artista.
Il quotidiano è la nostra cultura. Con questo motto lapidario, Franz Pichler (Scena, 1939) partecipava nel 1975 a Bolzano, alla fondazione del Südtiroler Kulturzentrum, avviando una militanza artistica contrassegnata dall’impegno politico e dall’interesse verso la vita nelle sue più disparate manifestazioni. Un motto che può fare da filo conduttore a un percorso che si è servito dell’arte, più che come rifugio contemplativo alla confusione del mondo, come grimaldello con cui attivare un cambiamento.
Il suo tentativo di unire arte e vita si è confrontato in primo luogo con la scultura, utilizzando un gusto per l’assemblage e l’oggetto trovato che riecheggia movimenti affermati come la Pop Art, il New Dada o il Nouveau Réalisme. Ma ciò che differenzia gli ammassi di rifiuti di Pilcher da quelli dei suoi colleghi “internazionali” è una vena popolare, austera e povera che si trova spesso in questi territori di confine e che lo avvicinano di più a un pioniere dell’avanguardia storica come Kurt Schwitters.
La scultura è l’ambito esistenziale nel quale vengono toccati i grandi temi dell’uomo (vita, amore, maternità, morte) con spirito nordico dal sapore gotico-espressionista. Nella grafica e nella produzione di manifesti invece si situa il territorio più prettamente socio-politico. Qui Pichler attinge al repertorio popolare e kitsch della cartolina, della guida turistica e della grafica pubblicitaria per rivoltare il loro linguaggio in dura critica sociale. Il tranquillo idillio Biedermeier altoatesino viene additato nella sua ipocrisia e lascia trasparire immagini inquietanti di danze macabre e memento mori.
Pichler non ha certo paura di sporcarsi le mani con il mondo; cultura e quotidiano sono parte della stessa realtà per cui si è disposti di buon grado a sacrificare il purismo e l’elevatezza dell’arte per l’autenticità del messaggio. Le sue opere sono ricettacoli in grado di catturare tutti i residui del mondo tecnologico. Il quadro Il quarto cavaliere dell’apocalisse risuona continuamente di musica pop grazie alla radio installata al suo interno. Anche così si attua quella mescolanza di alto e basso e quella continua ricontestualizzazione dell’opera d’arte nel quotidiano, tanto cara all’artista. Gli eloquenti titoli delle opere recenti (Il campo di concentramento Buchenwald 50 anni dopo, Nella tela del ragno Silvio, Arroganza prepotente) testimoniano il costante impegno nell’ibridare arte e vita.
Gabriele Salvaterra
Merano // fino al 6 aprile 2014
Franz Pichler – Non avere paura
a cura di Sabine Gamper
KUNST MERAN/O ARTE
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