Riappropriarsi del linguaggio. La poesia visiva a Pavia
Castello Visconteo, Pavia - fino al 23 marzo 2014. Poesia visiva, poesia concreta, scrittura visuale. I guerriglieri di immagini e parole riuniti a Pavia in una mostra fiume, anarchica come i movimenti che descrive. Con predecessori e successori.
Il colpo d’occhio è di grande impatto. L’esposizione Visual poetry procede per accumulazione: affastellando in un allestimento fittissimo, a quadreria, centinaia di opere. E il caos organizzato è effettivamente la modalità di esposizione consona allo spirito del tipo di arte trattato. Uno spirito anarchico, contestatario, ostile a compassati canoni artistici e all’unidirezionalità dei messaggi della comunicazione di massa. Parole e immagini, segni e fonemi strappati a un discorso pubblico esangue e rivitalizzati a colpi di détournement.
La mostra, curata da Giosué Allegrini, riunisce sotto l’etichetta visual poetry movimenti quali la poesia visiva, la poesia concreta, la scrittura visuale. Disegna una genealogia accumulando esempi, fornisce approfondimenti con sale monografiche e poi analizza precursori e discendenti di questo tipo di espressione. Peccato per le sale espositive non del tutto adatte a una mostra di grande respiro, ma il percorso è ricco e a tratti entusiasmante.
A un’apertura dedicata ai libri d’artista seguono sezioni sui singoli rami del movimento. Per poi tuffarsi nelle opere efficacissime del Gruppo 70. La mostra coincide col 50esimo anniversario del gruppo fiorentino e la sala a loro dedicata è uno dei punti migliori della mostra, con gli impagabili détournement di riviste e quotidiani di Miccini, Pignotti e Lucia Marcucci, oltre al raffinatissimo concettuale di Ketty La Rocca. La sezione al Castello si conclude con una sala dove spicca un’installazione di Sarenco dedicata ad Harald Szeemann; e sono esposte anche alcune rarità, come il gruppo di ceramiche eseguite da Sarenco e da molti altri artisti. Centocinquanta gli artisti in totale, per fare solo alcuni nomi: Accame, Balestrini, Mirella Bentivoglio, Isgrò, Blaine, Oberto, Vaclav Havel.
Se le opere recenti di alcuni artisti denunciano il pericolo di una caduta nel kitsch, la maggioranza dei lavori – e tutti quelli storici – rivelano un perfetto equilibrio di stile e contenuto. E soprattutto una propensione all’autocoscienza critica, all’analisi sociale tramite l’estetica, che fa di questi lavori un richiamo alla consapevolezza per chi le guarda, ancora oggi.
La seconda sezione al Broletto (aperta solo fino al 2 marzo) rintraccia i precedenti storici: naturalmente il Dadaismo, rappresentato da Picabia, il Futurismo ma anche il Lettrismo di Isidore Isou, Fluxus, la Mail art, la Narrative art. E poi rintraccia i semi della “visual poetry” in altre espressioni artistiche, dalle neoavangiardie agli artisti di oggi. Da Kounellis a Cattelan, passando per Ben, Beuys, Ferlinghetti, con accostamenti che solo in pochissimi casi si rivelano azzardati (Santiago Sierra), quasi sempre stimolanti.
Stefano Castelli
Pavia // fino al 23 marzo 2014
Visual poetry. L’avanguardia delle neoavanguardie. Mezzo secolo di poesia visiva, poesia concreta, scrittura visuale
a cura di Giosué Allegrini
Catalogo Skira
CASTELLO VISCONTEO
Viale XI Febbraio 35
BROLETTO (fino al 2 marzo)
Piazza della Vittoria
0382 399770
[email protected]
www.museicivici.pavia.it/visualpoetry/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati