Tamás Kaszás in mostra a Catania. Con l’eco della polemica australiana
Galleria CollicaLigreggi, Catania - fino al 15 aprile. La Sicilia chiama Sidney: Tamás Kaszás, per la prima volta in Italia, è uno dei firmatari della lettera aperta contro la sponsorship di Transfield Hol¬dings alla Biennale che quest'anno si intitola You Ima¬gine What You Desire. “Noi non accettiamo la detenzione obbligatoria dei richiedenti asilo, perché è eticamente indifendibile”, scrivono al CdA della Biennale alcuni degli artisti invitati.
Il solo show di Tamás Kaszás (Dunaújváros, 1976), Reperti antropologici del costruttivismo popolare, rappresenta l’esordio dell’artista ungherese in Italia, il quale porta con sé tutto l’immaginario avanguardistico a cui è legato: il Costruttivismo russo, la Bauhaus tedesca e il De Stijl olandese. In Bird Houses, Doctrine wheel, Special occupation, Architectural Phantasies le avanguardie vengono ripensate criticamente e riutilizzate – anche i materiali scelti sono di recupero – riflettendo su quelli che ne furono i limiti più caratteristici. L’arte come propaganda politica, l’antropizzazione dell’ambiente, il linguaggio sperimentale che aspirava a capovolgere il “sistema” vigente e che, invece, è stato assorbito e utilizzato dal capitalismo attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Tamás Kaszás mostra come la ricerca artistica oggi possa e debba coincidere con l’impegno sociale attraverso la rilettura della storia.
Katiuscia Pompili
Catania // fino al 15 aprile 2014
Tamás Kaszás – Reperti antropologici del costruttivismo popolare
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