Il grande Nord a Rovigo. In una grande mostra
Fascino e seduzione, mistero e natura inquieta sono i cardini su cui è improntata la pittura del Nord. Un Nord che all'inizio del Novecento ha esercitato una enorme influenza sugli artisti italiani. A Rovigo si ricostruisce la trama di questo dialogo. Fino al 22 giugno, a Palazzo Roverella.
Ci fu un tempo in cui Arnold Böcklin era una vera e propria star: in Italia la conoscenza delle sue opere fu resa possibile attraverso le varie edizioni della Biennale di Venezia, dove nel 1899 fece la sua comparsa anche Klimt. E poi, in occasione della manifestazione del 1901, il critico d’arte Vittorio Pica formulò la definizione efficace di “ossessione nordica” per questa dilagante attrazione.
A Palazzo Roverella di Rovigo è in corso una mostra che intende mettere in luce il fenomeno di assimilazione di stile e temi nordeuropei da parte di esponenti italiani attraverso l’accostamento di opere – dai capolavori conclamati e iconici, fra tutti Rovina sul mare proprio di Böcklin, a dipinti pressoché sconosciuti – suddivise in sezioni che svelano un’ulteriore faccia, oscura, di quella che troppo semplicisticamente viene definita Belle époque. Ma cosa s’intende per “nordici”? Troviamo gli svizzeri, gli artisti di lingua tedesca provenienti dall’immenso Impero asburgico, dai tirolesi ai tedeschi in senso stretto, ai viennesi della Secession, fino ai fiamminghi e a una forte componente scandinava; oltre al gruppo scozzese della Scuola di Glasgow, con i loro paesaggi dai colori freddi e sfumati. E, con loro, tante prospettive e un punto comune molto forte: l’estraneità alla cultura impressionista francese. I decenni sono quelli sfaccettati e complessi dell’inizio del Novecento, anni di grandi rivoluzioni non solo tecniche ma attinenti anche alla sfera dell’individuo: basti pensare all’affermazione della psicoanalisi, alla riscoperta della storia delle origini nazionali, con i propri miti e le proprie saghe, al senso di sfiducia che superò l’euforia illuministica andando verso l’inquietudine e l’angoscia.
E allora centauri e tritoni diventano soggetti per i dipinti di Von Stuck e di Mariano Fortuny, i paesaggi dagli orizzonti illimitati e dominati dalla luce argentea della luna trovano spazio anche tra gli artisti dell’Italia settentrionale (il dannunziano De Maria, Guido Marussig e Wolf Ferrari), come la vita dura e incontaminata delle genti del Nord. Una chicca, la riscoperta di un de Chirico pre-metafisico, alle prese con i temi del mito antico e con una stesura pittorica pastosa e quasi espressionista, debitrice del soggiorno a Monaco. Un focus mette l’accento sull’intimità degli interni domestici, spazi delicati e avvolgenti ritratti da Larsson e Hammershoi. In un passaggio graduale fra esterno e interno, altre sezioni della mostra indagano l’uomo, il rapporto tra volto e maschera, tra apparire e nascondere, accostando i visi enigmatici di Khnoppff e Zwintscher con le sorprendenti opere di Laurenti e Casorati. Per indagare l’ambiguità più intrigante, da sempre: la Venere senza pelliccia, il corpo nudo di donna che attraversa il peccato (indimenticabile Von Stuck), si trasforma in femme fatale e in gioiosa allegoria naturale.
Infine, la sezione bianco e nero, con incisioni che incoraggiano le ispirazioni notturne e le sensibilità lunari, e, mentre Klinger gioca metaforicamente con il guanto smarrito, simbolo d’amore, Munch delinea già potentemente un’umanità in travaglio, pronta a partorire mostri o, forse, l’uomo nuovo.
Marta Santacatterina
Rovigo // fino al 22 giugno 2014
L’ossessione nordica. Böcklin, Klimt, Much e la pittura italiana
a cura di Giandomenico Romanelli, Franca Lugato, Alessandra Tiddia, Alessia Vedova
PALAZZO ROVERELLA
Via Laurenti 8/10
0425 460093
[email protected]
www.mostraossessionenordica.it
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