Scultura, ancora, alla Nomas Foundation
Nomas Foundation, Roma - fino al 30 maggio 2014. Prosegue la colta indagine sulla scultura portata avanti dalla fondaziona capitolina. Siamo alla seconda tappa/mostra del progetto, fra Ontani e Gander, Kabish e Shirreff…
Occhio, oggetto, riflessione. Lo sguardo fotografico trasforma l’oggetto e la sua percezione. Fotografie e video si trasformano in sculture che diventano immagini in un gioco continuo tra bidimensionalità e tridimensionalità, immagine e materia. Opere che evidenziano come fotografia e video inventino il territorio dove il passato incontra il presente in un tessuto narrativo “to continue”.
Tra le opere esposte alla Nomas Foundation, nell’ambito del ciclo di mostre dedicate alla scultura, Our Daily Permanence (2010) di Michael Dean utilizza l’alfabeto per sondare ancora una volta il rapporto tra forma e idea. Sculture come fonemi che si muovono tra parola scritta e performance. È possibile addirittura interagire strappando una pagina del libro che li contiene, identificazione e manipolazione ai massimi livelli. Luigi Ontani riflette sul rapporto Oriente/Occidente: una foto in bianco e nero successivamente acquerellata lo ritrae coperto da una maschera balinese; l’artista stesso diventa opera d’arte, simulacro di se stesso.
Suggestiva la scultura di Heike Kabisch: gruppi di figure bianche disposte su più livelli. Ironia, umorismo, isolamento. Corporature schive e grottesche, un immaginario fatto di misteri e angosce. Esseri ibridi, quasi da sogno e sicuramente in “divenire”. Degno di nota anche il lavoro di Ryan Gander che, con le sue Alchemy Box, racconta il rapporto di fiducia tra opera d’arte e pubblico. Scatole contenenti oggetti rivelati al pubblico da una lista affissa su una parete, accuratamente sigillate. Bisognerebbe aprirle (distruggerle) per verificarne il contenuto. Lo sguardo che ne deriva rende una percezione e un dettaglio differenti che costruiscono un nuovo immaginario, argomento d’indagine e sguardi. Foto, video e scultura sono costruzione e resa in atto di capolavori dove la direzione dello sguardo tende a una continua evoluzione.
Indagare il meccanismo della visione, attraverso manipolazioni più o meno evidenti, sovrapponendo centinaia di scatti, riflettendo sul rapporto tra uomo e mistero alla luce della storia della scultura e della fotografia, fuori dal tempo e dallo spazio, porta a vivere costantemente tra quiete e movimento, facendoci porre domande sul significato ultimo della percezione, e del suo ruolo nella comprensione delle cose. Come nei lavori di Erin Shirreff in particolare, e nella complessità dell’intera esposizione in generale.
Michele Luca Nero
Roma // fino al 30 maggio 2014
To continue. Notes towards a Sculpture Cycle | Vision
a cura di Cecilia Canziani e Ilaria Gianni
NOMAS FOUNDATION
Viale Somalia 33
06 86398381
[email protected]
www.nomasfoundation.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati