Candida Höfer: l’architettura diventa visione
Fondazione Bisazza, Montecchio - fino al 27 luglio 2014. Una selezione di trenta immagini, dal 2004 al 2010. Tutti lavori di grande formato, in cui Candida Höfer fotografa spazi storici di transito e conservazione. Offrendo una dimensione metafisica del reale e stimolando il nostro sguardo a una contemplazione solitaria ed estatica.
Reportage freddi e insieme misteriosi, documenti oggettivi e insieme elusivi. La fotografia della tedesca Candida Höfer (Eberswalde, 1944) discende dalla lettura dell’anonimo paesaggio industriale dei Becher, ma se ne distacca subito in quanto la composizione delle immagini è determinata dal carattere specifico dei luoghi che vengono ripresi. Anzi, si potrebbe azzardare l’ipotesi che sia il luogo stesso a suggerire il modo in cui va fotografato.
Höfer evita del tutto una “composizione centrale” dell’immagine, sempre troppo precisa e rigorosa, preferendo lasciar scorrere lo sguardo su uno scenario apparentemente marginale. È così che, pur riprendendo gli interni di spazi pubblici (musei, chiese, teatri, archivi, biblioteche ecc.), crea degli effetti speciali che l’occhio del comune visitatore non riuscirebbe mai ad afferrare. Senza per questo ricorrere ad artifici o a ritocchi digitali. Ma proprio immortalando con immediatezza, precisione, “cura scientifica”, l’ambiente che fotografa. La stessa luce (sempre naturale) sembra cristallizzare il tempo e, in qualche modo, rendere eterna la visione.
Immagini di architetture è il titolo dato alla rassegna esposta nel “cuore” della Fondazione Bisazza. Ma alla Höfer non interessa tanto la spettacolarità di opere architettoniche famose (come qui possono essere la Casa da Musica Porto, il Teatro alla Scala o la Bibliothèque de la Sorbonne), quanto gli spazi dell’inconsapevolezza ottica. Sono architetture che appaiono vuote (e non solo perché rigorosamente prive di persone umane) perchè danno l’idea di essere puri fatti mentali, astratti: biblioteche senza lettori, gallerie senza visitatori, teatri senza spettatori. Non si tratta però di un’esperienza di distacco, bensì di distanza, come se gli ambienti diventassero qualcosa di incommensurabile e inafferrabile. Tanto più che a curare il progetto espositivo ha partecipato la stessa Höfer, cercando di creare un percorso che andasse al di là dell’ordine e del controllo che è spesso visibile nell’organizzazione degli interni, per suscitare una sorta di “differenza nelle analogie”, uno scarto nelle correlazioni.
Luigi Meneghelli
Montecchio // fino al 27 luglio 2014
Candida Höfer – Immagini di Architettura
FONDAZIONE BISAZZA
Viale Milano 56
0444 707690
www.fondazionebisazza.it
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