La perfezione del delitto. A ventun anni dall’attentato che distrusse il PAC
PAC, Milano - fino al 7 settembre 2014. All’applicazione murale, pittorica di Jean-Luc Blanc è affidato l’incipit della mostra estiva del Padiglione meneghino. Da Holmqvist a Cattelan, dalla Bonvicini alla Margolles, da Gordon a van Lieshout, gli spazi della kunsthalle s’addensano.
Durante la conferenza stampa di presentazione de Il delitto quasi perfetto, il direttore del neo-comitato scientifico del PAC, Massimo Torrigiani, annuncia: “Inaugureremo, proprio in questi spazi, una mostra a ottobre, durante la Giornata del Contemporaneo, dedicata alle giovani generazioni. Sarà un percorso pensato e pianificato da un giovane curatore, Davide Giannella, e sarà una mostra che presenterà le forme rifratte del cinema all’interno dei lavori di artisti italiani che sono emersi negli ultimi quindici anni”. Ma l’attenzione corre al presente, ai lavori allestiti tutto attorno. Il 27 luglio ricorre il 21esimo anno di commemorazione dell’attentato di stampo mafioso che nel 1993 distrusse il PAC. Il biglietto ridotto, solo e soltanto per quel giorno, permetterà di avvicinare il pubblico a Il delitto quasi perfetto, concedendo un significato in più, oltre alla molteplicità di letture e di versioni che la collettiva di oltre quaranta artisti offre. Un motivo che, sicuramente, donerà una forza maggiore all’identità interpretativa del male voluta dal denso iter allestitivo.
La curatrice, Cristina Ricupero, infatti, grazie anche alla selezione di alcuni artisti italiani, inseriti nell’impianto strutturale del progetto (mutuato dalla tappa istituzionale al Witte de With di Rotterdam e da un altro passaggio espositivo presso la Galeria Vermelho di San Paolo) descrive gli effetti, prima di tutto visuali, della molteplicità del crimine. Attraverso un piccolo gruppo, estratto fra il centinaio di opere proposte dal percorso, anche la dimensione liminale della mafia, come criminalità capillare e le proprie radici socio-culturali, allestiscono la parte superiore del Padiglione.
Al primo piano, infatti, la ristrettezza del lungo corridoio permette ad alcuni artisti di accostare, in maniera del tutto inedita e avvincente, nell’ordine: disegni, manufatti, oggetti (teche di richiamo nei confronti dei fazzoletti di Maurizio Cattelan, per la prima volta esposti nella seconda sala della kunsthalle milanese), teche, neon, libri e video a comporre una sorta di lente poliedrica posta di fronte all’idea di delitto, di delinquenza.
Nel corridoio del piano mezzanino, dunque, mentre Erik van Lieshout presenta alcuni disegni su colpa ed egoismo, a pochi centimetri di distanza Monica Bonvicini espone una sega elettrica d’argento massiccio. Fabian Marti mostra la ghigliottina come ultimo simbolo della pena capitale, Matias Faldbakken propone la satanica fotografia di un clown che porta il nome di Lindbergh e Dora García invita il pubblico a rubare il libro, indagando il rapporto tra visitatore e opera d’arte; mondo sospeso tra la dimensione autoriale e quella criminale.
Sebbene la mostra risulti sovraffollata di oggetti e progetti, l’intento di far collimare, o sovrapporre, la dimensione di genere del crimine con il mondo a sé stante dell’arte risulta, per alcuni momento di contatto, ben riuscita e, anche tecnicamente, d’impatto.
Ginevra Bria
Milano // fino al 7 settembre 2014
Il delitto quasi perfetto
a cura di Cristina Ricupero
PAC
Via Palestro 14
02 76020400
www.pacmilano.it
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