Londra scopre la Pittura Oggetto
Almine Rech Gallery, Londra - fino al 27 luglio 2014. La prima cosa che colpisce varcando la soglia del nuovo spazio londinese di Almine Rech è la luce. Una luce chiara che entra abbondante dalle grandi finestre che si affacciano sull’elegantissima Savile Row, al primo piano di un magnifico palazzo settecentesco nel cuore di Mayfar.
Dopo aver conquistato Parigi e Bruxelles, la gallerista francese Almine Rech conquista Londra, inaugurando il suo terzo spazio con questa elegante collettiva curata da Natacha Carron. Dodici opere, cinque figure chiave del modernismo italiano (Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Dadamaino, Turi Simeti e Paolo Scheggi) e un italianissimo titolo (Pittura Oggetto, dalla felice definizione coniata a suo tempo da Gillo Dorfles) non lascia dubbi sull’Italian feeling della mostra londinese.
L’interesse di Almine Rech per il panorama artistico del dopoguerra italiano non è nuovo, avendo già in passato dedicato mostre che avevano visto Castellani e Bonalumi tra i protagonisti. Ma nello spazio intimo e raccolto di Savile Row la collettiva acquista una nuova freschezza, diventa dialogo tra passato e presente. “Il collegamento è Lucio Fontana e il luogo è Milano”, spiega Natasha Carron. L’effervescente clima della Milano degli Anni Sessanta fa infatti da sfondo alla rivoluzione sviluppata da questi artisti e che li porta a lavorare e ad agire, invece che su di un supporto, sul supporto stesso.
E allora dalle “estroflessioni” di Fontana agli “Achromes” di Pietro Manzoni e di Ives Klein che, con le sue campiture monocromatiche prive della minima variazione voleva modificare il rapporto tra la realtà e l’osservatore, il lavoro degli eredi dello Spazialismo è volto alla produzione di un’opera d’arte non tradizionale. Perché, in una società che tutto mercifica, la sola cosa che un artista può fare è produrre immagini che non siano mercificabili.
Come Fontana,Bonalumi e Castellani forzano i confini del quadro, manipolano la tela con oggetti che ne disturbano la superficie senza tuttavia disturbarla, giocano con lo spazio e con la percezione. Ma il medesimo monocromo bianco prende conformazioni differenti nelle loro opere: seriale e metodico in Castellani, più libero e ondulato in Bonalumi, come nel magnifico Superficie Bianca del 1967 o nel più recente Bianco del 2012. Luci e ombre, pieni e vuoti, positivi e negativi: la ricerca si concentra tutta all’interno della tela, nella sua strutturazione, organizzazione, costruzione. La storica frase di Frank Stella, “What you see it’s what you see” tradotta da Piero Manzoni “Una superficie bianca è una superficie bianca e basta” diventa materia sulle pareti di Almine Rech Gallery. All’osservatore il compito di darle un significato.
Se ciò che accomuna le opere di Castellani e Bonalumi sono le “estroflessioni” della tela, l’idea alla base della ricerca spaziale di Dadamaino e Scheggi è la sovrapposizione e la ripetizione di superfici e di materiali, il loro andare oltre la superficie reale per approdare a composizioni monocrome. In Dadamaino la tela, tagliata con precisione clinica, si apre alla presenza/assenza del vuoto (Volume, 1959), mentre per Scheggi diviene quasi scultura (Intersuperficie curva dal rosso, 1966).
Insieme, questi artisti hanno rinunciato a ogni espressione personale, all’ornamentazione e a ogni elemento superfluo al fine di ottenere la chiarezza formale. Così facendo hanno trasformato l’arte, portandola oltre la pittura, facendola diventare, in un processo di trasformazione creato dall’artista e completato dallo spettatore, un’oggetto.
Paola Cacciari
Londra // fino al 27 luglio 2014
Pittura Oggetto
a cura di Natacha Carron
ALMINE RECH GALLERY
11 Savile Row
+44 (0)77 99417413
www.alminerech.com
[email protected]
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