Filippo Sciascia in versione estiva. All’Ex Marmi di Pietrasanta
ExMarmi, Pietrasanta - fino all’8 agosto 2014. Come Luigi Ontani, il siciliano Filippo Sciascia vive parte dell’anno a Bali. E come Ontani, è riuscito a elaborare una crasi e una contaminazione proficua tra due lontanissime culture. I risultati sono in mostra nella cittadina di Pietrasanta, per la consueta trasferta estiva della Galleria Poggiali e Forconi.
Anche quest’anno la Galleria Poggiali e Forconi di Firenze va in trasferta d’estate e lo spazio espositivo prescelto è nuovamente l’ex laboratorio Marmi alle porte di Pietrasanta, che di postindustriale non ha nulla ma è ben rifinito ed elegante, ossia perfettamente in linea con lo stile della ridente cittadina.
In mostra c’è un cospicuo numero di nuovi lavori eseguiti ad hoc da Filippo Sciascia (Agrigento, 1972), che commenta in catalogo Lorenzo Poggiali. Per l’occasione Sciascia ha preso in affitto uno studio a Vaiano ed è reduce da un’importante mostra al Museo Archeologico di Napoli condotta in tandem con Luigi Ontani. E anche lui, come il guascone bolognese, se ne sta gran parte dell’anno nella rigogliosa e lontana isola di Bali, nel cuore verde e lussureggiante del sud-est asiatico: lì è nata l’amicizia fra i due, lì ha avuto origine l’intesa creativa che ha posto le premesse della mostra napoletana.
Filippo Sciascia_Pura Bali, 2014 Olio su tela, nido d_ape montato su legno Oil on Canvas Bee Nest Mounted on Wood, cm 39x38x courtesy galleria poggiali e forconi
Col tempo e con la qualità sofisticata della sua ricerca sperimentale, Sciascia si è fatto conoscere e apprezzare in Oriente, dove è rappresentato da importanti gallerie come la Langgeng di Giacarta. E la sua immaginazione greca di nascita e meticcia per educazione si è fusa e intimamente legata con quella orientale, dalla quale attinge immagini freschissime tratte dal mito e dal rito locali, e materiali di recupero di grande fascino: felce, foglie, carta stampata, ma anche cavallucci marini, campanelle da cerimonia e persino un trono ligneo, quello collocato all’ingresso, che è una perla dell’artigianato balinese di fine Ottocento, in legno intarsiato dipinto a mano.
La contaminazione delle due culture dà luogo alla nutrita serie del Gremano esiatico, convincente crasi non solo di parole ma di civiltà, per cui rapace l’artista si appropria della tecnica della tarsia su legno locale, ma subito ne cava fuori la formella quadrilobata del nostro Rinascimento, quella del Ghiberti e del Brunelleschi, o vi stende a olio icone del mondo classico, come i bronzi di Riace. Delle celle di un alveare fa la sagoma del David di Donatello e viceversa la matassa di filo spinato dei mercati e dei porti indonesiani non può che ricordargli la passione di Cristo.
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Ex Marmi Pietrasanta
La sala è gremita di installazioni sculto-pittoriche che rappresentano indiscutibilmente un punto di approdo, una maturazione stilistica, ove si avverte la sicurezza di uno stile raggiunto, ben concepito e ben padroneggiato. Peccato che si perda un po’ la qualità pittorica sognante dei lavori su tela preparata con gesso e colle a formare screpolature. Sciascia sa poi ritrovare quell’atmosfera magica nelle pitture a olio sui toni seppia, bruni e spenti, e restituisce certe brume, gli umori di una terra e del mare, e profumi sfuggenti, persi nel sogno. Questo stesso alito misterioso e forte emana dalle carte dipinte a olio e inchiostro su legni intarsiati, a inscenare la spelonca come un retrobottega dell’anima. Sciascia rivela a tratti un’ironia surreale e dissacrante, quella che fu del primo cinema di Méliès e dei pionieri della psicoanalisi.
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Francesca Alix Nicoli
Dopo gli studi classici Francesca Alix Nicoli si laurea in Storia della Filosofia e, di seguito, in Storia e Metodologia della Critica d’Arte. Le sue prime pubblicazioni vertono sul pensiero filosofico di David Hume nella produzione storiografica più recente, ed…