Francesco De Grandi, archetipi e meditazioni. La pittura come pensiero tragico

Convento del Carmine, Marsala - fino al 26 ottobre 2014. Con uno sguardo al passato, rivolto soprattutto alla grande pittura dell’Ottocento, Francesco De Grandi allestisce un’ampia personale. Un viaggio tra il senso del sacro e l’estetica del paesaggio, attraversando gli archetipi del pensiero alchemico, psicanalitico, religioso…

All’inizio, scrivevo silenzi, /annotavo l’inesprimibile, /fissavo vertigini. / Mi vantavo di possedere tutti i paesaggi possibili. /Inventai il colore delle vocali. /Regolai la forma e il movimento / di ogni consonante e, /con ritmi istintivi, / m’illusi d’inventare un verbo poetico / accessibile a tutti i sensi. / Mi abituai all’allucinazione / e finii col trovare sacro / il disordine del mio spirito”. Arthur Rimbaud, in questa inquieta Alchimia del verbo, raccontava la sua avventura con la scrittura. Un viaggio troppo denso e breve, speso a inseguire l’ineffabile, la luce assoluta delle cose, l’orma del divino incagliata tra i sensi e la visione. Non evitando di fallire.
La scrittura, come la pittura. Che per certi artisti è ancora occasione di preghiera, meditazione faticosa e insieme passione carnale. Una pratica altissima ma imperfetta, capace di risuonare con il mistero che fu della tragedia greca. Artisti come Francesco De Grandi (Palermo, 1968) per esempio, con la sua dedizione solitaria, oggi padrone di un’eccellenza tecnica e poetica rara. Uno che si volge indietro, tra suggestioni romantiche e attitudini simboliste; e che lo fa – più per urgenza intellettuale che per provocazione – con l’intenzione di azzerare l’idea di contemporaneità: tutto finisce in una vertigine che supera la storia, dopo la sua interiorizzazione.

Francesco De Grandi, Palermo 1915, china su carta (2013), LGT

Francesco De Grandi, Palermo 1915, china su carta (2013), LGT

De Grandi guarda la pittura dei maestri del passato – paesaggi, ritratti, icone religiose – la respira, la ingurgita, la percorre come un pellegrino in cerca dell’ultimo altare; la attraversa, come lo stalker perduto in una natura atroce, sulle tracce del desiderio. E la possiede, per trascinarla nel tempo odierno della crisi, dell’immagine collassata, della fede franata e della rivoluzione mancata. Pittura contemporanea, nella forma e nei contenuti. Oltre i manierismi nuovi.
La personale ospitata al Convento del Carmine di Marsala, con la cura preziosa di Sergio Troisi, mette in scena questo viaggio. Sala dopo sala, tela dopo tela, sono naufragi, vascelli in tempesta, ritratti antichi sbucati da soffitte immaginarie, apparizioni sacre, il volto del Cristo e quello dei folli, gli occhi dei derelitti e dei fedeli; sono scorci di oceani e di boschi, santificati da cieli rosa ed epifanie d’azzurro, da arsure ocra e bagliori d’oro; e ancora cattedrali di alberi, tormenti schiumosi di onde, tenerezze di neve, illuminazioni, ombre: così si avvicendano gli archetipi, rigenerati da una pittura che è già scrittura, pensiero magico. Un’alchimia del Verbo, nell’occhio di Dio e nel gesto umanissimo, da cui il mondo si origina in una voce sola.

Helga Marsala

Marsala // fino al 26 ottobre 2014
Francesco De Grandi – Archetipi della pittura inquieta
a cura di Sergio Troisi
CONVENTO DEL CARMINE
Piazza Carmine
0923 713822
[email protected]
www.pinacotecamarsala.it

 

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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