Dall’Arsenale di Venezia a quello di Parigi. Il moderno secondo Feipel e Bechameil
Pavillon de L’Arsenal, Parigi - fino al 4 ottobre 2014. Mentre la Biennale d’Architettura di Venezia si interroga su come la modernità sia stata narrata e declinata nei differenti Paesi e contesti locali, gli artisti Martine Feipel e Jean Bechameil riscoprono e mettono al centro del dibattito il patrimonio architettonico moderno dei Grandes Ensembles. Grazie alle sculture monumentali di “Un monde parfait”.
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Il gruppo scultoreo Un monde parfait degli artisti Martine Fiepel (Lussemburgo,1975) e Jean Bechameil (Parigi, 1966) è la riproduzione in scala ridotta di alcuni esempi di architettura moderna, i Grandes Ensembles. Costruiti nel secondo dopoguerra, prevalentemente a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Settanta, per sopperire al grave problema di carenza e crisi abitative, nonché alle precarie condizioni igieniche della maggior parte dell’edilizia dell’epoca, sono qui visti e reinterpretati come la sopravvivenza di un lascito della modernità.
Si possono quindi osservare, alla stregua di vere e proprie maquette architettoniche, le quattro Tours Nouages del quartiere Pablo Picasso di Nanterre, progetto concepito dall’architetto Emile Aillaud, gli edifici in linea della Cité des 4000 a Courneuve, realizzazione di Clément Tambuté e Henri Delacroix, e infine l’inedita scultura – ideata per gli spazi del Pavillon de l’Arsenal – che riproduce l’Orgues de Flandres, progettato da Martin Schultz Van Treeck e sito nel 19esimo arrondissement di Parigi.
I due artisti considerano questi paradigmatici complessi abitativi come veri e propri monumenti del XX secolo, oltre che patrimonio architettonico di preziosa portata storica, soprattutto in Francia. Partendo dalla constatazione dell’esistenza di un intrinseco rapporto tra i frastagliati limiti delle città e le periferie che le circondano, tra i vuoti urbani e le circonvallazioni, il mondo perfetto di cui si parla è l’interpretazione di un’attesa perpetuata in eterno, oltre che lo smascheramento di un’utopia che segna un solco tra la modernità e le attuali contraddizioni che caratterizzano queste concentrazioni urbanistiche, scenari oggi di segregazioni sociali e vissuti dagli abitanti come luoghi precari.
E il tempo perfetto per tale rappresentazione è quello in cui si vede e si percepisce la costruzione in sé e per sé, spoglia di connotazioni urbanistiche, sociologiche e architettoniche, nuda e asetticamente priva di riferimenti materici, proprio appena prima della demolizione. Il momento afono e il silenzio che precedono l’implosione di un edificio. Intenzionalmente e delicatamente, il colore bianco utilizzato per le sculture esacerba l’istante che perdura nella distruzione, il catastrofismo che fa seguito al fallimento dell’idealità di un vivere comunitario e di un’utopia mancata.
La sospensione temporale dei paesaggi urbani nelle periferie, la transitorietà persistente di questi luoghi, che col tempo hanno raggiunto una vera e propria identità, pongono – nell’ottica nostalgica e forse anacronistica dei due artisti – interrogativi su un ipotetico riutilizzo o eventuale riedizione, alla luce di dibattiti e polemiche accese all’interno delle singole amministrazioni, sul possibile smantellamento degli stessi. Esemplare, a tal proposito, fu la demolizione dell’immobile denominato Barre de Balzac della Cité des 4000 nel 2011, che pose l’attenzione sullo scarto esistente tra l’idealità visionaria iniziale di confort moderno e la realtà della ghettizzazione sociale delle banlieue, in cui difficilmente ci si riconosce.
Claudia Brivio
Parigi // fino al 4 ottobre 2014
Martine Feipel e Jean Bechameil – Un monde parfait
PAVILLON DE L’ARSENAL
21, boulevard Morland
+33 (0)1 42763397
[email protected]
www.pavillon-arsenal.com
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