Per chiudere in bellezza la stagione estiva, il Brooklyn Museum dedica la sua Herstory Gallery alla più calda artista della scena femminista americana degli Anni Settanta e Ottanta, Judy Chicago (Chicago, 1939). Aprendo con le sue idee e le sue opere la strada a future icone come Lynda Benglis e Hannah Wilke, Chicago può essere considerata una suffragetta dell’arte contemporanea.
Ripercorrendone gli anni giovanili e in particolare l’esperienza californiana, la retrospettiva Chicago in L.A. – Judy Chicago’s Early Works 1963-74 nasconde infatti una sottile critica all’approccio maschilista spesso preponderante nel mondo dell’arte. Temi come l’esplorazione del corpo femminile e la sua esaltazione, l’utilizzo nei lavori di riferimenti estetici tutt’altro che velati, e di materiali e pratiche non convenzionali, venivano considerati in quegli anni inadeguati e quasi disdicevoli. In risposta a una struttura istituzionale definita da lei stessa “patriarcale”, Chicago reagisce rimanendo formalmente attinente ai canoni dell’arte minimalista, centro della ricerca artistica e corrente d’avanguardia del tempo, aggiungendovi una vena provocatoria e trasgressiva, dall’estetica quasi psichedelica.
Così, nella serie Birth Hood, il cofano di una macchina, riferimento al ready made duchampiano e simbolico feticcio maschile, si decora di motivi geometrici e simmetrici il cui risultato finale ricorda un utero. O nelle performance Dry Ice Environment, Disappearing Environments Part 1 and Part 2, sculture à la Sol LeWitt composte da blocchi di ghiaccio secco si sciolgono lentamente inondando strade e passanti di nebbia, ad espressione della natura caduca e transitoria delle correnti artistiche.
Ma non è finita qui. Infatti, oltre alla retrospettiva, il piano ospita anche la mastodontica installazione The Dinner Party, forse l’opera più famosa e riconosciuta dell’artista. Discostandosi completamente dall’estetica dei primi anni, in questo lavoro, di ritorno al museo per la seconda volta e ora nella collezione permanente, l’artista, fra bicchieri dorati, piatti riccamente decorati e tovaglie ricamate, ricrea una inusuale tavola imbandita. Trentanove le commensali sedute al tavolo triangolare, e i nomi di altrettante novecentonovantanove sono dipinti sulle piastrelle bianche del pavimento. Saffo, Kali, Margaret Sanger ed Emily Dickinson, oltre alle già citate Virginia Woolf e Georgia O’Keeffe, sono disposte in ordine cronologico e con postazioni a tema, la cui sequenza rappresenta lo sbocciare di un fiore.
Ludovica Capobianco
New York // fino al 28 settembre 2014
Judy Chicago – Chicago in L.A. – Judy Chicago’s Early Works 1963-74
BROOKLYN MUSEUM
200 Eastern Parkway
+1 (0)718 6385000
[email protected]
www.brooklynmuseum.org
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