August Sander e Helmar Lerski. Ritratti a due luci a Villa Massimo
Accademia Tedesca, Roma – fino al 13 novembre 2014. Due fotografi tedeschi della prima metà del XX secolo sono posti a confronto sul terreno del ritratto, come prevede il tema del Festival della Fotografia di quest’anno. E così comincia a Villa Massimo una serie di mostre incentrate sul mezzo fotografico.
Un’inedita dialettica tra convergenze e divergenze linguistiche anima le tre sale di Villa Massimo che ospitano il confronto diretto tra due fotografi tedeschi che hanno operato nel medesimo ambito culturale: August Sander (Herdorf, 1876 – Colonia, 1964) e Helmar Lerski (Strasburgo, 1871 – Zurigo, 1956).
Ad aprire e chiudere il percorso espositivo sono i lavori di Sander che, perseguendo l’idea di una raffigurazione umana assoluta e asettica, ha raccolto per tutta la vita immagini esemplari di ogni ceto sociale con l’intento di comporre una completa classificazione umana. Il suo stile si mantiene rigorosamente neutro e impersonale, teso verso una forma di annullamento dell’azione fotografica. Un programma in sintonia con altre esperienze di classificazione per immagini della realtà, quali quelle – per restare in ambito tedesco – di Karl Blossfeldt, che all’inizio del secolo aveva catalogato particolari vegetali, o quelle più recenti di Bernd e Hilla e Becher, che per decenni hanno costituito una collezione tipologico-concettuale delle architetture industriali.
Nel 1929 Sander pubblica Uomini del XX secolo, un “atlante dell’essere umano”, come lo definisce Walter Benjamin, composto da ritratti caratterizzati da un approccio metodologico di taglio scientifico, il cui esito figurativo si rivela di una coerenza sconcertante: figura intera, ambientazione reale, luce ambiente diffusa, sguardo diretto.
L’ambiziosa impresa filologica di Sander, volta a liberare le immagini da ogni sovrastruttura, fino a rendere i suoi scatti di una semplicità disarmante, trova nelle fotografie di Helmar Lerski un esatto contrario.
Attraversando, infatti, la sala centrale della mostra a lui riservata, gli elementi formali addirittura si invertono, manifestandosi nella totale estrapolazione del soggetto dal suo contesto, nell’esclusiva concentrazione sugli aspetti della morfologia fisica dei volti, nella scelta di un’ambientazione in studio, con il costante ricorso a luci artificiali crude e radenti.
La cifra distintiva di Lerski si palesa proprio nella drammaticità della luce, quasi teatrale. Non intende catturare le sembianze istantanee di un individuo, ma la sua intera essenza, colta nella variabilità delle apparenze, facendone una questione esclusivamente di luce.
Resta fondamentale in questo senso l’iniziale formazione come cineoperatore nell’era del film muto, maturata prima negli Stati Uniti e poi in Germania, dove, esperto in particolare di effetti speciali, lavora anche a fianco di Friz Lang in Metropolis.
Le opere di Lerski presentate in mostra, tratte da Trasformazioni attraverso la luce (1936), sono incentrate su un unico soggetto e sembrano voler conseguire una sintesi tra l’universalità e le singolarità del genere umano: tutti questi individui sono in realtà uno solo. Ma uno solo è anche il giovane Manovale di Sander (1928) nel cui sguardo triste e al contempo fiero è un’intera rivalsa sociale: quel ragazzo solo è, in verità, tutti i ragazzi soli di fronte alla disumanità del lavoro.
A dispetto, dunque, delle severe impostazioni programmatiche, le diverse luci proiettate secondo i piani speculativi dei due autori disvelano oggi su questi ritratti le sedimentazioni di un’imprevista, emozionante umanità.
Alessandro Iazeolla
Roma // fino al 13 novembre 2014
August Sander / Helmar Lerski
a cura di Ute Eskildsen
Accademia Tedesca – Villa Massimo
Largo di Villa Massimo 1-2
06 4425931
[email protected]
www.villamassimo.de
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/38404/fotografia-i-august-sander-helmar-lerski/
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