Dal Mare Nostrum alle Ande. Tris di mostre a Modena

Fondazione Fotografia/Foro Boario, Modena – fino all'11 gennaio 2015. Un percorso che viaggia attraverso i territori materiali o spirituali di due grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale, Mimmo Jodice e Kenro Izu. E di una scuola d'eccellenza di fine Ottocento che nasce tra i monti delle Ande.

Tre percorsi di grande qualità con una linea comune che li unisce in modo sottile. L’apertura è potente e teatrale con i resti del Mare Nostrum raccontati sapientemente dagli scatti di Mimmo Jodice (Napoli, 1934),che esplicitano un lavoro capace di grande fascinazione in atto da trent’anni e che non ha intenzione di esaurirsi. Una lunga indagine sul Mediterraneo che non è mera documentazione archeologica ma un viaggio a ritroso nel passato, dove le statue e i reperti assumono una particolare umanità, in cui dei ed eroi rivivono attraverso uno sguardo suggestivo, suscitando stupore e meraviglia per una bellezza in tal modo abbandonata a se stessa. Senza alcuna nostalgia dunque, ma con un’esortazione a non dimenticare, l’autore traccia una risposta al degrado contemporaneo e all’incuria della società attuale.
Si prosegue con la maestria di Kenro Izu (Osaka, 1949),in una retrospettiva che testimonia decine di anni passati a fotografare i Sacred places in ogni parte del mondo e mostra l’evoluzione di uno sguardo colto che coniuga storia, mistero e religiosità. Come le Piramidi, che si ergono a simbolo del segno costruttore dell’uomo prima dell’arrivo delle grandi religioni, o il senso di caducità delle rovine dei templi indonesiani, poiché “nemmeno la pietra è eterna, tutto è transitorio”, come insegna il buddismo.

Mimmo Jodice

Mimmo Jodice

Una sacralità che si percepisce solo in alcuni momenti, quando sembra che il vento si fermi e uno spazio che pareva ordinario diviene magicamente un territorio dello spirito. La componente meditativa delle immagini rivela il recupero di stili e tecniche di stampa tipiche della fotografia ottocentesca, con un rigoroso metodo analogico e un’attenzione artigianale al dettaglio e alla tecnica utilizzata dai grandi maestri.
Il cerchio si chiude con l’Età dell’oro della fotografia artistica andina nel centro propulsore di Arequipa, esempio di come il ritratto godesse di ampia diffusione e apprezzamento nella società peruviana di inizio secolo. Max T. Vargas, il cui archivio è andato completamente perduto, trova la bellezza nella popolazione indigena dando loro la dignità di un’antica razza, mentre Emilio Diaz sceglie al contrario la clientela borghese e la famiglia arricchita. Martin Chambi, il più noto di tutti, inizia la sua attività apprendendo la pratica moderna esercitandosi sulle persone e i paesaggi, fotografando la vita di strada fino alla fine degli Anni Cinquanta, data che sancisce la chiusura definitiva di tutti gli studi fotografici e che segna la fine un’epoca virtuosa.

Francesca Baboni

Modena // fino all’11 gennaio 2015
Mimmo Jodice / Kenro Izu
a cura di Filippo Maggia
Fotografia storica andina
a cura di Jorge Villacorta
FONDAZIONE FOTOGRAFIA – FORO BOARIO
Via Bono da Nonantola
335 1621739
[email protected]
www.fondazionefotografia.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/36209/jodice-izu-fotografia-storica-andina/

 

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Francesca Baboni

Francesca Baboni

Francesca Baboni vive a Correggio (Re). Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico all'Università di Bologna, è critico d'arte, storico dell'arte e curatrice indipendente. Da diversi anni cura per spazi privati ed istituzionali mostre personali e collettive di artisti contemporanei,…

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