L’orma di Alberto Giacometti a Milano
Galleria d'Arte Moderna, Milano – fino al 1° febbraio 2015. Tra gessi, dipinti, disegni, fotografie e sculture bronzee, il percorso a piano terra della Villa Reale si sviluppa con raffinata delicatezza e una vellutata circospezione. Addentrandosi nella vita dell’artista senza scendere in profondità.
Solo al termine del percorso, dopo aver attraversato il bookshop, si realizzano due intuizioni, due sensazioni incamerate e vagamente stemperate lungo la visita: la mostra dedicata ad Alberto Giacometti (Borgonovo di Stampa, 1901 – Coira, 1966) comincia ben prima di richiedere il biglietto d’entrata e, in secondo luogo, nonostante l’estrema, forse eccessiva, eleganza dell’allestimento, il percorso sembra non soffermarsi mai, facendo risultare l’intero itinerario un ripasso eteroclita sull’artista, più che un’ansa dedicata all’introspezione di un immaginario a tratti occulto.
Nella sala d’ingresso di Villa Reale, varcati i fragili serramenti in legno, una pedana grigia ostende una scultura dell’artista svizzero, una delle sue donne ancestrali, colpite da un doppio fascio di luce; asse di simmetria dalla quale s’allungano due ombre, due guardie del corpo, retrostanti la filamentosa connotazione bronzea. Totem sul quale difficilmente ci si sofferma, se non in ultimo, dopo aver visitato i sessanta lavori raccolti nelle cinque sale retrostanti; simulacro che racchiude in sé la presenza di spiriti degli antenati potenti, eco ascritto al buio della vastità.
Dopo la mostra creata attorno alla figurazione di Giacometti da parte della Fondation Beyeler nel 2009, al di là del divario nell’estensione e nella conformazione allestitiva, Catherine Grenier, direttrice della Fondazione Giacometti di Parigi, per Villa Reale sembra proporre una ricognizione cronologica impeccabile sì, ma di mero effetto. Un’analisi espositiva che, a partire da una delle molteplici, traslucide Testa di Ottilia (1925) fino ai lavori prodotti negli ultimi anni di vita dell’artista, come Busto di Annette [detto Venezia] del 1962 o come la stessa, imponente Grande donna IV (1960-61), si sviluppa in crescendo, passando solo attraverso le pieghe della vita di Giacometti, senza realmente però marcarne un versante o delinearne una molteplice, spesso dolorosa, unicità.
Talvolta la denotazione dell’artista svizzero pare trasdursi maggiormente, per immediatezza forse, nelle poco gloriose, tormentate fotografie in bianco e nero – incisivi ritratti di un artista velato dalla propria timidezza, piccole finestre distribuite fra teche e basi – più che nella gabbia simbolica della piccola Sfera sospesa (1931; versione del 1965), mostrata nella seconda sala del percorso, o nella monolitica La coppia del 1927. Nonostante la cura ineccepibile, dunque, il grande interrogativo di Giacometti, sulla presenza terrena dell’uomo, in questa mostra viene smorzato, demandato forse alla folta moquette grigia che poco lascia emergere i ritratti tellurici, duri, olio su tela, volutamente, drammaticamente interrotti, a poche decine di centimetri di distanza.
Ginevra Bria
Milano // fino al 1° febbraio 2015
Alberto Giacometti
a cura di Catherine Grenier
GAM – Galleria d’Arte Moderna
Via Palestro 16
02 88445947
[email protected]
www.gam-milano.com
www.mostragiacometti.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/37236/alberto-giacometti/
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