Ca’ Pesaro e Dom Pérignon. Intersezioni tra pubblico e privato
Doppia inaugurazione nella storica sede appartenente al circuito dei Musei Civici Veneziani. Grazie al sostegno di Dom Pérignon, riaprono al pubblico due sale del palazzo, trasformate in uno spazio di dialogo costante tra giovane arte contemporanea e tradizione. Si comincia con Alberto Tadiello e Giulio Aristide Sartorio.
Ca’ Pesaro, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, torna di diritto sotto i riflettori. Dopo il profondo restauro concluso nel 2002 e il più recente rinnovo del layout espositivo pensato da Gabriella Belli, attuale direttore della Fondazione Musei Civici, di concerto con l’architetto Daniela Ferretti, lo storico museo amplia le aree aperte al pubblico, inaugurando due nuove sale, a lungo utilizzate come magazzino. L’obiettivo è chiaro: ingrandire lo spazio riservato alla giovane arte contemporanea e scoprire inedite relazioni con le opere custodite da un luogo nato per dare sostegno alle generazioni di artisti emergenti. La decima sala del primo piano, usata da oltre un decennio come “contenitore” di focus sul presente e sugli aspetti meno noti della collezione, trasloca dunque al secondo piano, arricchendo il percorso espositivo. Tutto ciò è stato possibile grazie alla partnership siglata tra la Fondazione Musei Civici e Dom Pérignon, colosso mondiale nella produzione di champagne, a riprova che oggi, in Italia, la collaborazione con sponsor privati sembra essere l’unico mezzo per salvaguardare il patrimonio nazionale. Venezia ne è un esempio lampante e l’ingresso sulla scena culturale cittadina di Dom Pérignon, marchio del gruppo LVMH capeggiato da Bernard Arnault, richiama alla mente la presenza in Laguna di François Pinault, altro magnate del lusso e possessore di alcune tra le più prestigiose sedi espositive veneziane.
Tuttavia, se l’intervento di soggetti privati riesce ad arginare l’imbarazzante vuoto lasciato dalle istituzioni pubbliche, le tenzoni monopolistiche tra aziende da fatturati milionari possono passare in secondo piano, a favore degli esiti concreti di una sintonia tra cultura e aziende, che “devono parlare la stessa lingua”, come ribadito da Walter Hartsarich,Presidente dellaFondazione Musei Civici di Venezia, durante la serata inaugurale. È il caso di Paradossi, la rassegna a lungo termine immaginata per i nuovi spazi espositivi di Ca’ Pesaro e affidata alla curatela di Angela Vettese, la quale sceglie, come primo protagonista, Alberto Tadiello (Montecchio Maggiore, 1983), abile nel coniugare suono e materia. Il “paradosso” deriva dalla sfida relazionale tra antico e contemporaneo, in un incontro dai risvolti potenzialmente inaspettati. L’idea si accorda perfettamente con il motto “The Power of Creation”, alla base delle collaborazioni già instaurate da Dom Pérignon con artisti del calibro di Jeff Koons e David Lynch. A Ca’ Pesaro lo slogan si trasforma in ciò che Cristiano Talassi, Brand Director per l’Italia, definisce “The Power of Re-creation”, nell’ottica di stabilire “una connessione creativa tangibile tra antico, attraverso il restauro delle sale, e moderno, grazie ai giovani artisti che animeranno lo spazio” .
La sfida è aperta e Tadiello sa raccoglierla. Il confronto, in mostra fino al prossimo gennaio, è con Il Poema della vita umana, poderoso ciclo di teleri realizzato da Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860-1932) per la Biennale d’Arte del 1907. La torsione dei corpi, raffiguranti le allegorie di Luce, Tenebre, Amore e Morte, alternate alle Cariatidi, resa con un’impronta liberty in scala di grigi, è amplificata fino al parossismo dalla traccia audio elaborata da Tadiello. Ottenuto grazie alla sovrapposizione ripetuta del brano From No Part of Me Could I Summon a Voice, composto dal jazzista Colin Stetson, il suono irrompe da quattro potenti casse allestite nei medesimi spazi riservati alle tele, rifrangendone la tensione, in uno scambio serrato di forze. Le sagome delle figure tratteggiate da Sartorio paiono animate, in un impeto di liberazione dal supporto pittorico, dalle impetuose sonorità che saturano l’aria e, a loro volta, ne acuiscono l’effetto, generando una sorta di all-over sinestesico.
L’ambiente, immersivo e sovraccarico di input acustico-visivi dettati da proporzioni e volumi fuori misura, diventa teatro di una sopraffazione fisica e sonora che induce a reagire. La “resistenza”, indicata da Vettese come cifra dell’opera, è diretta al mantenimento dello sforzo compiuto, affinché non si esaurisca nello slancio da cui scaturisce. È il lavoro stesso di Tadiello a resistere all’offensiva visuale e percettiva lanciata da Sartorio, e il risultato è una dissonanza disturbante, eppure in equilibrio costante tra schizofrenia e ricomposizione.
Arianna Testino
Venezia // fino al 18 gennaio 2015
Paradossi. Incontri inattesi tra Antico e Contemporaneo
a cura di Angela Vettese
CA’ PESARO – SPAZIO DOM PERIGNON
Santa Croce 2076
[email protected]
www.capesaro.visitmuve.it
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