Coltelli e lingue di bue. La scultura di Not Vital a Mendrisio
Museo d’Arte, Mendrisio – fino all’11 gennaio 2015. Molte sculture e alcune fotografie per raccontare quelle che non si potevano proprio trasportare. Una grande retrospettiva per Not Vital. Fra momenti di intimità e attimi di reale pericolo per i visitatori.
Ci sono artisti che paiono avviare un dialogo speciale con i luoghi che ospitano le loro opere. È questo il caso di Not Vital (Sent, 1948), le cui opere sono esposte al Museo d’Arte di Mendrisio, in una mostra raffinata e densa. Il museo è collocato in un ex convento, un luogo con una luce e un silenzio particolari. Finalmente una mostra in cui non si avverte quel fastidioso senso di horror vacui che troppo spesso accompagna le nostre visite. L’artista stesso ha studiato insieme al direttore del museo, Simone Soldini, la collocazione di ogni singolo lavoro, ponendolo in relazione con opere di fattura extraeuropea della collezione permanente.
Il visitatore viene accolto, nel cortile, da una grande scultura di acciaio inossidabile, alta quasi otto metri: è Tongue, la riproduzione ingigantita di una lingua di bue. Un tema, quello della lingua, presente nel suo lavoro sin dal 1985, quando Vital si trovava a Lucca per lavorare con il marmo della vicina Carrara. Affascinato dalla forma delle lingue degli animali, ne aveva acquistate alcune da un macellaio locale e le aveva colate nel bronzo. Nella sua opera è un dramma sotteso, sempre incipiente che si trasforma in oggetti, situazioni esteticamente perfette, in cui il paradosso è spesso protagonista.
In mostra opere di diversi periodi della sua ricerca e alcune fotografie che testimoniano le sue installazioni, come quella straordinaria realizzata in Patagonia. Recenti sono le raffinate Dali Stones: nessun legame con il pittore spagnolo, il riferimento è invece a Dali, una città della Cina meridionale, il cui nome significa marmo. Tutto parte della fascinazione dell’artista grigionese nei confronti di pietre marmoree, provenienti da quel luogo, molto simili alle nostre pietre paesine che, viste in sezione, rimandano a paesaggi in bianco e nero: marine, alberi, montagne, cieli. Vital le chiude in stampi di gesso, leggermente irregolari, che fanno loro da cornice. Pare di trovarsi di fronte a schermi, in cui chi guarda è chiamato a leggere autonomamente quello che gli appare.
Portrait of My Parents è un lavoro del 1996. È un oggetto particolare, molto intimo, di proprietà dell’artista. Due tronchi di legno fanno il verso alle corna degli animali, trofeo di caccia che troppo spesso vediamo appeso alle pareti dei rifugi in montagna. Sulla punta delle corna, i ritratti di gesso dei due genitori, il padre retrocesso rispetto alla madre, oggi novantacinquenne.
E quindi il durissimo 750 Knives del 2004, che campeggia sulla parete più importante del museo. 750 lame di coltello acuminate. Nessuna protezione, ognuno corre i suoi rischi: è una metafora dell’aggressività del quotidiano? Certo è che il rapporto tra la forma perfetta delle lame e la loro ombra dà vita a disegni in continuo mutamento che fanno da contraltare all’evidente provocazione.
Angela Madesani
Mendrisio // fino all’11 gennaio 2015
Not Vital
a cura di Alma Zevi e Simone Soldini
MUSEO D’ARTE
Piazza San Giovanni
+41 091 6403350
[email protected]
www.mendrisio.ch/Museo
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/37205/not-vital/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati