Materia viva e scabra. La scultura secondo Giuliano Vangi
Macro Testaccio, Roma – fino al 18 gennaio 2015. Già insignito del prestigioso Praemium Imperiale per la scultura nel 2002, Vangi è ora in mostra nella Capitale. La personale, curata da Gabriele Simongini, ripercorre l’ultimo ventennio della sua produzione. L’uomo è il perno attorno a cui ruota la riflessione dello scultore, in un percorso fluido che si snoda tra i due ampi padiglioni. Molto suggestivo l’allestimento, che si deve al progetto di Mario Botta.
Nel plasmare la materia, Giuliano Vangi (Barberino del Mugello, 1931) riesce quasi a infonderle vita, fornendo un’interpretazione molto soggettiva e connotata dell’operare artistico: le sue sculture, avvolte in un’aura di ineludibile ieraticità, si concentrano su vari aspetti dell’esistente. A una pluralità di temi corrisponde anche una molteplicità di materiali e di tecniche impiegate, pittura e disegno compresi.
§Diverse le opere dedicate alla complessa relazione uomo-natura, osservata nei suoi aspetti più eclatanti e contraddittori, con una particolare attenzione alla carica drammatica di quei fenomeni del mondo che sfuggono al dominio dell’uomo: la potenza distruttrice appare infatti deflagrante in opere come Katrina (2014),dedicata all’uragano che nel 2005 si è abbattuto sugli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ribaltando diametralmente i ruoli, l’uomo passa da vittima a carnefice, rendendosi autore di innumerevoli soprusi: è il perpetrarsi di una violenza primitiva da cui l’umanità non ha saputo e non sa affrancarsi, in una scellerata coazione a ripetere meccanismi brutali ai danni dei propri simili, dell’ambiente e delle creature che vi abitano (Ares, Vincitore, Uomo e animale, tutte del 2004; Uomo e caprone del 2003). Questo parallelo diacronico che lega passato e presente è esemplificato in Veio (2010), in ricordo dell’antica lotta tra romani ed etruschi per il controllo dell’omonima città: l’elmo e lo sguardo spietato sono gli stessi dei guerrieri di allora. Ma la sete di conquista si consuma a cavallo di una Triumph Tiger che Vangi ha modificato ad hoc, trasformandola nel veicolo dell’indomito invasore contemporaneo.
Una vena più malinconica e contemplativa caratterizza invece altri lavori in mostra, nei quali i toni si stemperano in una cifra lirica e, a tratti, introspettiva. Le opere ibride tra pittura e scultura costituiscono un approdo interessante di questa produzione: uno stesso pannello fa da supporto per un dipinto da un lato e da sfondo pittorico di una figura a rilievo dall’altro, in una suggestiva lettura “fronte/retro” (come ne La bruma del mattino, 2014). Ci si imbatte così in statue solitarie colte in attitudini riflessive in un verso, per poi trovare, su quello opposto, un’immagine pittorica. La lettura è aperta: ognuno può immaginare i termini della correlazione tra le due facce.
In questa sezione trovano spazio anche gli armonici nudi femminili, scolpiti tra onde e spiagge deserte, che esprimono una sensualità composta e depurata, velata di una mitica nota di mistero. Le atmosfere risultano atemporali e i visi imperscrutabili. Conclude il percorso Ragazza con capelli biondi (2014), simbolo dell’anelito verso una dimensione ideale, dove la bellezza forse può ancora sublimare la realtà, traendo in salvo un’umanità controversa e, per certi versi, corrotta.
Giulia Andioni
Roma // fino al 18 gennaio 2015
Giuliano Vangi – Opere 1994-2014
a cura di Gabriele Simongini
Catalogo Silvana Editoriale
MACRO TESTACCIO
Piazza Orazio Giustiniani 4
06 671070400
[email protected]
www.museomacro.org
MORE INFO:
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