Arte degenerata e archeologia nei tempi moderni. Qui Colonia
La mostra “Reperti scultorei berlinesi. ‘Arte degenerata’ sotto le macerie dei bombardamenti, precedentemente inaugurata al Museo statale berlinese di preistoria e protostoria, fa tappa a Colonia. Due mostre parallele presentano casi fuorvianti di archeologia del XIX e XX secolo.
Una delle tante cose che si imparano vivendo in Germania è che la Storia va presa sul serio. Non solo di tanto in tanto, il 9 novembre, ad esempio, in ricordo della caduta del Muro, o in occasione di un seminario di storia contemporanea. Basta camminare per le strade di una città come Colonia, a sguardo basso, per intercettare di continuo uno di quei sampietrini d’ottone – i cosiddetti Stolpersteine, “pietre d’inciampo” – con i quali si ricordano le vittime del regime nazionalsocialista. Ogni giorno, qui, si “inciampa” in un po’ di storia.
A volte, invece, capita che il memento assuma dimensioni visibilmente maggiori. È il caso del rinvenimento di un gruppo di sculture espressioniste della cosiddetta “arte degenerata”, avvenuto durante i lavori di costruzione di una linea metropolitana a Berlino nel 2010. Sedici sculture datate 1918-30 erano state depositate, su ordine degli uffici del Reich, in un interrato al civico 50 in Königstrasse. Si tratta di sculture che nel 1937 erano state selezionate per far parte della mostra itinerante Arte degenerata, una mostra all’insegna della diffamazione dell’Espressionismo. Oggi la mostra in itinere invece è un’altra. Tra Berlino, Lussemburgo, Colonia e altre città, l’esposizione di sculture espressioniste fino ad oggi ritenute scomparse presenta un’altra – meno nota – vittima del nazionalsocialismo: l’arte.
La Figura (1929) in marmo di Richard Halzmann (1895-1963) è uno dei reperti berlinesi. Opere d’arte espressionista furono all’epoca depredate da musei tedeschi – in questo caso il Museo di Arti Applicate di Amburgo – per essere vendute al di fuori del Paese, esposte come esempi di “arte degenerata” o infine mandate al rogo. La scultura, che manca della sua parte inferiore, appare in un articolo dell’epoca chiaramente in linea con il regime e recita: “Cosa vorrebbe essere questa cosa storta?”.
Splendida la silhouette della Danzatrice di Marg Moll (1884-1977) anche se la patina d’ottone non è più la stessa e il nastro, che accompagnava il suo ballo, è andato perduto. In alcuni manoscritti conservati presso l’archivio del Museo Nazionale di Norimberga, l’artista ricorda il suo soggiorno a Parigi nel 1928 e, in particolare, Costantin Brancusi: “Viveva in un modesto atelier nella rue Notre Dames des Champs, il quartiere in cui anche Man Ray e Léger avevano i loro studi. Lui stesso venne ad aprire la porta e se ne stava lì in piedi, con la barba e la sua corta gonna da lavoro su uno sfondo di grandi sculture. Si ergevano su attraverso l’alto soffitto come delle colonne, con le loro forme in legno spigolose. Le piccole plastiche, invece, erano fuse in ottone […]. La visita a Brancusi è per me senz’altro il più imponente ricordo di Parigi. Non capita spesso nella vita di incontrare un artista degno di una stima assoluta”.
Tutte le sedici sculture fecero la loro tappa nella mostra Arte degenerata. Le loro tracce si perdono negli anni successivi fino al rinvenimento nel 2010. Solo due sculture, la Danzatrice di Moll e la Testa (1925) di Otto Freundlich (1878-1943) compaiono ancora, prima di uscire di scena, letteralmente, nel film Venus vor Gericht (1941), una pellicola propagandistica sul tema “arte degenerata”: sono all’interno di un negozio d’oggetti d’arte appartenente a una famiglia ebrea.
Le opere berlinesi sono allestite al Römisch-Germanisches Museum di Colonia in maniera tale da non rendere loro affatto giustizia. Poste all’ingresso del percorso museale, sullo sfondo di vetrate oltre le quali si dipana lo spettacolo natalizio dei mercatini di natale, con la loro popolazione locale fatta di turisti e senzatetto alla ricerca di un luogo in cui ripararsi dalla pioggia. L’allestimento di Colonia non regge certo il paragone con il Griechischer Hof del neoclassico edificio berlinese del Neues Museum, dove la mostra è stata inaugurata quest’autunno.
Tuttavia Colonia si distingue cogliendo l’occasione per un nesso, più che lecito, con la moderna archeologia. Lo scavo del 2010 diventa un pretesto per parlare di ritrovamenti di un passato più recente. Colonia tra le due guerre. Argenteria, pelletteria, vecchie bottiglie di birra e confezioni di profumi Farina, l’Eau de Cologne. Gli oggetti in mostra sono datati all’incirca tra il 1880 e il 1943, accostati a riproduzioni di fotografie dell’epoca di Hugo (1897-1938) e Karl Hugo Schmölz (1917-86) che documentano una città semidistrutta.
Piccole bottigliette in vetro marrone, databili probabilmente al 1938, appaiono in fila, alcune evidentemente sciolte dal calore provocato dai bombardamenti. Una confezione di bottiglie di birra è stata rinvenuta, parzialmente intatta, poche settimane prima dell’inaugurazione della mostra. Si tratta della cosiddetta “birra della lepre”, una produzione iniziata verso la fine del XVI secolo.
Oggetti di produzione di massa, comuni e di valore pressoché irrilevante. Le forme ricordano spesso quelle di cose attuali, per certi versi banali. Sono prodotti che accompagnano lo studio e la ricostruzione di una storia che è ancora definita come contemporanea. Loro tracce sono reperibili attraverso fotografie, film, arti figurative. Ciò che però a queste ultime manca è il rapporto con gli oggetti primi. Tastare con gli occhi materialmente la quotidianità di un’epoca e allo stesso tempo constatare la rapidità con cui tutto, nell’arco di un secolo o meno, invecchia.
Margherita Foresti
Colonia // fino al 26 aprile 2015
Der Berliner Skulpturenfund. “Entartete Kunst” im Bombenschutt und Archäologie der Moderne in Köln
RÖMISCH-GERMANISCHES MUSEUM
Roncalliplatz 4
+49 (0)221 22124438
[email protected]
www.roemisch-germanisches-museum.de
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