A tavola con Germano Celant. Sulle megamostre in Triennale durante Expo
Infinite le polemiche che hanno coinvolto Germano Celant e il cachet abnorme per il suo ruolo nell’ambito delle attività espositive legate a Expo 2015. Ma poco si è parlato del merito, ovvero di cosa vedremo a partire dal 9 aprile alla Triennale di Milano, quando inaugureranno le due mostre curate del critico genovese: “Arts & Food”s e, in qualità di ottava edizione del Triennale Design Museum, “Cucina & Ultracorpi”.
Iniziamo a parlare di numeri: sarà la Cassa Depositi e Prestiti a coprire il 50% del budget, che ammonta a oltre sei milioni di euro, nell’ambito di un fondo di 1,3 miliardi stanziati per gli eventi di Expo. Questo è stato dichiarato qualche mese fa alla Triennale di Milano, quando è stato fatto emergere il ruolo espositivo ed estetico che la Triennale stessa ricoprirà a Expo 2015, anticipando di alcune settimane l’intera durata dell’evento globale. 5,3 milioni di euro saranno destinati alla produzione (prestiti, allestimenti, assicurazioni, trasporti, diritti doganali e via discorrendo, per 2,5 milioni) e alla gestione dei due percorsi espositivi, cifra riservata ai pagamenti gestionali (60 persone al giorno di servizio, vigilanza, guardaroba, manutenzione ordinaria, personale antincendio, utenze e climatizzazione, per 2,8 milioni).
La mostra principale, dal titolo Arts & Foods e allestita negli spazi interni ed esterni della Triennale, con 7mila mq circa tra edificio e giardino, metterà a fuoco la pluralità di linguaggi visuali e plastici, oggettuali e ambientali che dal 1851, anno della prima Esposizione a Londra, fino a oggi hanno ruotato intorno al cibo, alla nutrizione e al convivio. “Un percorso che ha iniziato il proprio avvio nel 2011”, sottolinea Germano Celant, “alla ricerca di oggetti che non restassero puri ma che acquisissero significato grazie all’inserimento in ambienti, come sale borghesi e sale futuriste, ad esempio. Contenitori, allestimenti atti a fornire al grande pubblico un’ambientazione che abbiamo ricercato nella cucina Anni Cinquanta così come in luoghi storici noti, basti pensare a Theo van Doesburg e al Cafè de l’Aubette a Strasburgo, del 1927”.
Una panoramica mondiale sugli intrecci estetici e progettuali che hanno riguardato i riti del nutrirsi e una mostra internazionale che utilizzerà opere, interventi, ambientazioni, installazioni, sculture, design, manufatti antropologici e fotografia, così da offrire un attraversamento temporale, dallo storico al contemporaneo, di molteplici livelli di espressività, creatività e comunicazione espressi in diverse aree culturali. Con una prospettiva stratificata, Arts & Foods, grazie anche all’allestimento di Italo Rota, documenterà gli sviluppi e le soluzioni adottate per relazionarsi al cibo, dagli strumenti di cucina alla tavola imbandita al picnic, dalle articolazioni pubbliche di bar e ristoranti ai mutamenti avvenuti in rapporto al viaggio per strada, in aereo e nello spazio, dalla progettazione e presentazione di edifici dedicati ai suoi rituali e alla sua produzione. Il tutto apparirà intrecciato alle testimonianze di artisti, scrittori, registi, grafici, musicisti, fotografi, architetti e designer che, dall’Impressionismo e dal Divisionismo alle Avanguardie storiche, dalla Pop Art alle ricerche più attuali, hanno contribuito allo sviluppo della visione e del consumo del cibo.
“Al primo piano”, sottolinea il curatore, “la mostra verrà dedicata a opere e ambienti facenti parte del periodo storico tra il 1851 e il 1960, raccogliendo talvolta case intere, come quelle tratte dai progetti di Prouvé e proponendo, addirittura, oggetti da taglio costruiti dalle culture cannibaliche, per sezionare e rendere commestibili determinate parti del corpo umano. Al secondo piano, invece, verrà presentata al pubblico la sezione che si estenderà dal 1960 al 2015, periodo in cui gli intrecci lasciano da parte i confini fra le discipline e diventano parte di una territorialità composta da molti paesaggi. Qui oggetti e opere, dai pesci di Gehry all’Atelier van Lieshout, da Fluxus a Oldenburg, prenderanno parte in magma storici, diventando macro-insiemi dalle molteplici letture da parte del grande pubblico”.
Cucina & Ultracorpi, a cura di Germano Celant in collaborazione con Silvana Annicchiarico, è invece il progetto per l’ottava edizione del Triennale Design Museum. Sempre sulla scia dei due piani dedicati al rapporto tra rituali del cibo ed espressioni estetiche legate ad essi, il percorso al TDM si svilupperà attorno alla lenta quanto inesorabile trasformazione degli strumenti tradizionali della cucina in macchine e automi. Ecco dunque spiegata la definizione di Ultracorpi,che connoterà fantascientificamente l’intero allestimento, nuovamente in collaborazione con Italo Rota. “Un’armata d’invasori che, da metà del XIX secolo con l’avvento dell’industrializzazione, è dilagata arrivando a sostituire molte pratiche del cucinare. L’intento è di ripercorrere l’evoluzione di cucine ed elettrodomestici in Italia, dalla prima emergenza documentabile fino al 2015, anche in relazione a episodi della progettazione internazionale e dell’industria estera”, ha commentato Celant.
Ginevra Bria
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #22
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati