Antonio Mazzotti e i labirinti magici. Retrospettiva a Bologna
Palazzo d’Accursio, Bologna – fino al 12 marzo 2015. Presso la Sala d’Ercole è di scena la retrospettiva di Antonio Mazzotti. In quaranta opere, Renato Barilli propone un percorso organico e sfaccettato nell’opera del maestro bolognese. Ora doverosamente riscoperto.
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La genialità e la sensibilità di alcune menti permette a queste di cogliere meglio di altre tendenze e dinamiche pur senza averne una conoscenza o un contatto diretto. È questo il caso di Antonio Mazzotti, l’artista al quale è dedicata la retrospettiva a un secolo dalla nascita.
La mostra, curata da Renato Barilli, ripercorre cronologicamente tutto lo sfaccettato e organicoitercreativo dell’artista bolognese, che durante i frenetici e convulsi decenni del secondo dopoguerra ha portato avanti la propria ricerca estetica senza mai allontanarsi dalla sua città. Nonostante ciò, le sue opere sono intrise di influenze e suggestioni provenienti dai più svariati movimenti artistici europei e d’oltreoceano.
In quaranta opere viene offerto lo spaccato di un instancabile percorso di ricerca estetica rigoroso e originale. Partito da un tradizionale realismo accademico, seguendo un processo di sintesi formale e cromatica, Mazzotti giunge nei primi Anni Sessanta a una sorta di cubismo tendente a un’astrazione che lo porta ad allontanarsi dalla pittura figurativa e ad accostarsi ad un astrattismo geometrico e spigoloso. È sorprendente il risultato di questo processo di astrazione: a fine Anni Sessanta Mazzotti propone con diversi anni d’anticipo le forme, i colori, il grafismo tipico di una subcultura che, partendo dai quartieri-ghetto newyorchesi, invade presto anche l’Europa: il writing.
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Antonio Mazzotti, Opera n. 14
Da queste inaspettate tag dipinte a olio su tela nella seconda metà degli Anni Sessanta, la ricerca estetica di Mazzotti prosegue arricchendosi di influenze pop, optical e minimaliste, arrivando negli Anni Settanta a dipingere quei “labirinti magici”, come li chiama Barilli, “nei quali per lui era bellissimo perdersi, gettandone via la chiave per non essere obbligato a uscir fuori. Tanto, egli possedeva in pieno la virtù di allargarli, di sfondarne le pareti, di aprirsi continuamente nuovi varchi, come un insetto laborioso che non si arresta mai e continua paziente e tenace nell’opera di scavo”. I labirinti che l’hanno reso celebre e che in maniera assolutamente appropriata restituiscono l’immagine della sua ricerca estetica caratterizzata dal “bisogno congenito di scavarsi tunnel, gallerie, vie di fuga, uscite di sicurezza”.
Felice Moramarco
Bologna // fino al 12 marzo 2015
Antonio Mazzotti
a cura di Renato Barilli
PALAZZO D’ACCURSIO
Piazza Maggiore 6
051 203120
[email protected]
www.antoniomazzotti.it
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