Lo stato del design. Secondo Martino Gamper
Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli – fino al 22 febbraio 2015. La mostra curata dal designer allergico ai confini di genere approda a Torino, dopo Londra e prima di Bolzano. Un'occasione rara per parlare del design come pratica quotidiana, che incrocia collezionismo e funzionalità.
Sta per concludersi la seconda tappa del viaggio di Design is a state of mind, la mostra curata da Martino Gamper (Merano, 1971; vive a Londra), itinerante tra il nord e il sud dell’Europa. Dopo l’allestimento presso la Serpentine Sackler Gallery di Londra e in attesa della nuova inaugurazione negli spazi di Museion di Bolzano, prevista per il prossimo giugno, le sale torinesi della Pinacoteca Agnelli accolgono un display stratificato, al tempo stesso soggetto e tramite dell’esposizione.
La scelta di Gamper è diretta, acuta: trasformare le scaffalature e i mobili creati dai capisaldi del design, vissuti tra gli Anni Trenta e il presente, in sostegni per le collezioni di manufatti raccolti nel tempo da altrettanti designer contemporanei. L’effetto è un sagace cortocircuito tra l’identità dell’oggetto “da guardare” e quella del supporto che lo regge, abitualmente considerato un mero, e neutrale, accorgimento espositivo.
Il rifiuto di Gamper verso un design a senso unico è quasi palpabile, spostando l’attenzione su un approccio inclusivo. Il design può essere prodotto, oggetto, ma anche funzione, utilità e preferenza dettata da gusti e interessi. Ma soprattutto può assumere valenza artistica, senza designazioni a priori. Ecco quindi che le strutture ideate da Franco Albini, Giò Ponti, Bruno Mathsson, Piero Fornasetti, Gaetano Pesce e Ikea acquisiscono il medesimo statuto di elemento artistico tout court della lunga teoria di oggetti collezionati in privato da Jason Evans, Michael Marriott, Bethan Wood, Ron Arad, Enzo Mari e Daniel Eatock, per citarne alcuni.
Mettendo in mostra le raccolte appartenenti ad amici e colleghi, Gamper riporta la questione del design sul piano della quotidianità, dell’uso semplice e comune, in cui a vincere è la soddisfazione di un bisogno, sia esso strumentale, come trovare un posto adatto a una pila di dischi, o personale, come scegliere un oggetto tra mille altri e decidere di conservarlo, facendolo proprio. Anche l’ambiente della Pinacoteca si impregna degli elementi che ospita e del loro “carattere”, generando ininterrotti rapporti di scambio tra forma e funzione, tra estetica e uso, in un’alternanza che rispetta il limite dell’accumulo, senza degenerare in un claustrofobico affastellamento di cose.
La presenza, a tratti quasi fisica, dei possessori delle collezioni in mostra, evocati dagli oggetti, chiude il cerchio di un dialogo a più voci, riportando ancora una volta l’attenzione sulla concretezza del presente in cui si aprono inediti orizzonti di senso. È Gamper, infatti, a farsi garante di questa possibilità, intervenendo tra le righe, con un gesto semplice ma essenziale, che sancisce il definitivo abbattimento di qualsiasi barriera tra discipline e soggetti. Come lui stesso dichiara: “Gli scaffali diventano anche un modo per raccogliere oggetti e per parlare delle collezioni di diverse persone. Io li riordino pure, quindi si tratta anche di creare qualcosa di nuovo da queste combinazioni di oggetti e della creazione di una narrazione”.
Un discorso, quindi, in cui lo iato tra materiali e cronologie di realizzazione diversi può ricomporsi sullo sfondo di una familiarità diffusa. La mostra costruita da Gamper è come una casa senza pareti, le cui stanze a scaffali rivelano tracce ben tangibili di chi le abita, quelle impresse dalla quotidianità degli oggetti.
Arianna Testino
Torino // fino al 22 febbraio 2015
Design is a state of mind
a cura di Martino Gamper
PINACOTECA AGNELLI
Via Nizza 230
011 0062008
[email protected]
www.pinacoteca-agnelli.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/38572/martino-gamper-design-is-a-state-of-mind/
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