Giovanni Boldini: non solo fashion
Musei San Domenico, Forlì – fino al 14 giugno 2015. Perché un’altra mostra su Boldini? Perché no, se il pittore è tra “i vincenti”, se l’operazione è impostata con serietà, se la ricerca che la sottende ha dato luogo a nuove connessioni e se vengono esposte opere inedite? A Forlì si ripercorre la lunghissima carriera dell’“italiano a Parigi”, dalla prima stagione al suo oblio.
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Le mostre allestite ai Musei San Domenico, anche quando a prima vista sembrano monografiche, ricostruiscono sempre i contesti. Non solo l’opera di un singolo protagonista ma un taglio in prospettiva che lo mette a contatto con l’ambiente di formazione, con gli artisti del suo milieu, con i committenti e, infine, con gli emuli o con un futuro che prende altre strade.
L’indagine sul primo Novecento prosegue quindi con Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931), una superstar della pittura – di allora come di oggi – che non ha mai smesso di suscitare polemiche e imbarazzi tra la critica e tra i colleghi, in particolare quell’avanguardia che lo disprezzava perché opportunista, ricco a dismisura, conteso dai collezionisti ed espressione di una Belle Époque che si stava rapidamente avviando verso la catastrofe segnata dallo scoppio della Grande Guerra. Conflitto che mise fine anche alla fortuna di Boldini, nonostante sia sopravvissuto molto più a lungo. Il periodo di oscurità sulla sua figura è proseguito fino ai primi Anni Sessanta del Novecento, quando una rassegna curata da Jean Louis Vaudoyer affascinò Carlo Ludovico Ragghianti, che da allora contribuì alla sua riscoperta.
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Giovanni Boldini, La Grand Rue à Combes-la-Ville, 1873, olio su tela. Philadelphia, Museum of Art – The Georges W. Elkins Collection, 1924
Quali, allora, gli aspetti nuovi di Boldini. Lo spettacolo della modernità? Innanzitutto una vasta scelta di opere grafiche di mano del pittore: dai disegni che svelano la sua interpretazione di ogni dettaglio della vita moderna, alle acqueforti la cui tecnica apprese da Degas, e soprattutto agli inediti acquerelli che conservano la freschezza del tratto e della pennellata e dove già emergono le tematiche della pittura dell’artista, dai paesaggi alla bellezza e sensualità delle figure femminili. Altre sezioni sono dedicate agli autoritratti – questi sì, notissimi – e agli amici parigini, dei quali si propongono quasi piccole mostre dentro la mostra. Paul Hellau, autore di “istantanee della grazia femminile” come sancito da Edmond de Goncourt, e Sem (George Goursat), uno dei caricaturisti più ammirati dei primi tre lustri del Novecento.
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Giovanni Boldini, La divina in blu, 1905 ca., acquerello su carta. Collezione privata
Se le ricchissime sezioni centrali espongono opere della formazione con i macchiaioli, i suoi primi passi nella Ville Lumière e il formarsi progressivo e convincente di uno stile inimitabile, meritano una segnalazione le ultime due sale. Nella prima Boldini è doverosamente affiancato ad altri pittori: De Nittis, primo a recarsi a Parigi alla ricerca dello chic; Corcos, De Tivoli e Zandomeneghi. Ma nel 1906 un altro italiano giunse a Parigi: si chiamava Amedeo Modigliani – presente qui con Madame Modot del 1918 – e spense, con le sue nuove figure, le luci del “bel mondo” celebrato da Boldini.
Coraggiosa e azzardata infine la sezione C’est un classique: incessante fu il dialogo tra il ferrarese e i ritrattisti del Sei e Settecento e l’accostamento diretto di tele di Boldini ad altre di van Dyck e Goya accende nuove suggestioni e apre ulteriori prospettive di ricerca per poter dire, ancora, altre cose su Giovanni Boldini.
Marta Santacatterina
Forlì // fino al 14 giugno 2015
Boldini. Lo spettacolo della modernità
a cura di Francesca Dini e Fernando Mazzocca
MUSEI DI SAN DOMENICO
Piazza Guido da Montefeltro
[email protected]
www.mostraboldini.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41892/boldini-lo-spettacolo-della-modernita/
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