L’avanguardia russa prosegue il suo tour. E approda a Villa Manin
Villa Manin, Codroipo – fino al 28 giugno 2015. Dopo le stanze sabaude di Palazzo Chiablese a Torino, è ora il turno dei saloni della villa dogale in provincia di Udine. Per ospitare l’immenso tesoro novecentesco del collezionista greco-moscovita George Costakis.
Grazie alla collaborazione del Museo statale di Salonicco e del Governo ellenico, per la prima volta l’Italia offre l’occasione di fare il punto sulla grande arte figlia rinnegata e ribelle del regime sovietico. In realtà il punto l’aveva fatto prima di tutti George Costakis (1913-1990). Nato a Mosca da genitori greci e per trentacinque anni impiegato dell’Ambasciata canadese, Costakis era stato folgorato nel 1946 da un dipinto astratto di Olga Rozanova e da quel momento la sua vocazione collezionistica avrebbe avuto un solo idolo, quello dei movimenti avanguardistici russi. Il suo essere un “indigeno straniero” all’interno del vivace ambiente diplomatico avrebbe rappresentato un vantaggio decisivo per l’allargamento delle sue reti. Reti che il collezionista era stato costretto, a causa del teso clima politico, a tirare in barca nel 1977. Quell’anno Costakis lasciava l’Unione Sovietica per la Grecia portando con sé più di un migliaio di opere dopo aver donato il resto della sua immensa collezione al governo.
I lavori dell’avanguardia rimasti in Russia sarebbero poi passati alla Galleria Tretyakov. La galleria moscovita ha concluso da pochi mesi una rassegna parallela a quella greco-italiana ora a Codroipo. Viene da chiedersi cosa possa aver impedito una spontanea riunificazione espositiva delle opere sotto il nome del collezionista greco. Ma nessuno dei due fronti pare essersi voluto soffermare sulla questione.
A Villa Manin comunque il piatto è ancora più ghiotto. Ai dipinti, ai disegni e alle arti applicate, ai preziosi documenti scritti e fotografici, finanche al montante alare della “bicicletta volante” di Tatlin, alla crème insomma della collezione Costakis, si aggiungono un centinaio tra fotografie, stampe e fotomontaggi che hanno rivoluzionato l’immaginario collettivo russo del primo dopoguerra, quelle di Aleksandr Rodcenko. Grazie al cospicuo prestito dell’House of Photography Museum di Mosca, il primo piano della villa dogale di Codroipo si riempie del potente respiro utopico e delle coraggiose inquadrature dell’eclettico costruttivista. Tra gli scatti più intimi e ipnotici colpiscono quelli destinati a ritrarre il tormentato cantore dell’epopea bolscevica, il georgiano Vladimir Majakovskij.
La ciliegina sulla torta la mette infine l’entourage curatoriale di Villa Manin con due rassegne cinematografiche internazionali a riempire l’intero intervallo espositivo. Protagonisti sono rispettivamente le sperimentazioni dell’arte cinematografica nella Russia della prima metà del secolo e i documentari che negli ultimi trent’anni hanno ripercorso le esperienze fondanti di questa avanguardia. Tanti e coinvolgenti sono così gli approcci a una delle mobilitazioni artistiche che meglio riesce a riportare in vita visioni e contraddizioni di un Secolo breve fattosi ormai storia.
Francesca Coccolo
Codroipo // fino al 28 giugno 2015
Avanguardia Russa. Capolavori della Collezione Costakis
a cura di Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou
VILLA MANIN
Piazza Manin 10
0432 821234
[email protected]
www.villamanin.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati