Quando l’opera si ribella all’autore. Piano è al Macro
Macro, Roma – fino al 15 marzo 2015. “Red Swan Hotel” è una nuova tappa del progetto di collaborazione italo-francese Piano. Qui interagiscono il concettuale, l’editoria d’artista fino a Internet. Tutto collegato, però offline…
Red Swan Hotel è un progetto espositivo che rientra nell’ambito delle attività culturali di Piano, la piattaforma d’interscambio creata tra la Francia e l’Italia l’anno scorso. Vede in questo caso la stretta collaborazione tra il museo romano e il CNEAI – Centre National Édition Art Image di Chatou, Parigi.
Il percorso espositivo è circoscritto in una delle sale/archivio del Macro e in contrapposizione con esso, visto che ogni foglio, oggetto, libro, installazione è un link aperto verso qualcos’altro. La mostra non è accessibile a colpo d’occhio: bisogna prendersi del tempo e sfogliare osservando attentamente, ma non per questo meno interessante. Anzi, è la pratica dell’esperire (mai banale ricordarlo) che pone l’osservatore di fronte alla consapevolezza che materiali diversi dai canoni tradizionali dell’arte sono ancora oggi uno spunto di riflessione su come la relazione con il mondo circostante sia sempre qualcosa di labile, un territorio familiarmente inesplorato da conquistare.
Si alternano opere di artisti storici come Michel Journiac a opere di artisti più vicini alla contemporaneità come Seth Price (è possibile leggere in questa occasione la versione in italiano del suo testo Dispersion).
La mostra è una riflessione a lungo raggio sui temi dell’autorialità d’artista, l’unicità dell’opera d’arte e come lo spostamento di alcuni concetti legati a questi due poli di senso abbia prodotto effetti determinanti nell’evoluzione dei processi di realizzazione e diffusione dell’opera stessa. Non è casuale, allora, che nel voler indagare la continua ridefinizione dei confini dell’arte, la proposta debba necessariamente partire dagli anni del Concettuale – quel nebuloso, contrastante e avverso periodo del Novecento.
L’opera d’arte, andando incontro a un processo di smaterializzazione, a cui seguì inevitabilmente una “perdita di visibilità” (Buchloch), si confrontò scontrandosi con il suo autore. Per questo risulta calzante anche la scelta del titolo della mostra, che fa riferimento al libro di Flann O’Brien, Una pinta di inchiostro irlandese (1939), in cui i personaggi del romanzo entrano in conflitto con l’autorità dello scrittore.
Quando l’opera d’arte smise di essere un oggetto plastico e indossò la veste di oggetto discorsivo, cambiò drasticamente il senso della percezione di essa, non più riconducibile quindi ai sensi e/o all’intelletto, piuttosto a una mappatura di segni appartenenti a un sistema di comunicazione sempre diverso.
I lavori presentati in Red Swan Hotel ricalcano questa geografia di segni che, procedendo da quelle pratiche artistiche di documentazione, diventano forme scritte, tergiversano negli anni del citazionismo, in cui l’opera d’arte come un link su di un’altra scheda dell’interfaccia apriva un nuovo contesto di senso, per approdare infine nel mare magnum dei cosiddetti sistemi d’informazione distribuiti in cui gli autori (gli artisti), consci del loro status quo, quasi come investigatori cercano di mascherare le inflazioni di un sapere sempre più incanalato per riscattarlo.
Giorgia Noto
Roma // fino al 15 marzo 2015
Red Swan Hotel
a cura di Maria Alicata, Daniele Balit, Adrienne Drake e Sylvie Boulanger
MACRO
Via Nizza 138
06 671070400
[email protected]
www.museomacro.org
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/40308/red-swan-hotel/
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