Giorgio de Chirico e il gioco felice della Neometafisica
Fondazione Molise Cultura, Campobasso – fino al 6 aprile 2015. Uno straordinario focus sull'ultima fase artistica del padre della Metafisica. Attraverso le opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico di Roma. È la mostra che Lorenzo Canova impagina in Molise.
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Sono settanta le opere di Giorgio de Chirico (Volo, 1888 – Roma, 1978) esposte nelle sale della Fondazione Molise Cultura, tra cui trentaquattro dipinti, dieci litografie e ventiquattro disegni, che compongono la rassegna più completa presentata in Italia del periodo Neometafisico: “Una fase dell’artista complessa, enigmatica, non facile da capire e troppo spesso sottovalutata”. Lo dichiara il curatore della mostra e del catalogo, Lorenzo Canova, che, dopo la pubblicazione de Nelle ombre lucenti di de Chirico (2010) e di altri contributi – tra i quali il recente Il senso notturno della luce. De Chirico e Nietzsche nell’enigma delle ombre – torna a occuparsi del celebre pittore. E lo fa ricollegandosi e proseguendo la ricerca di Maurizio Calvesi sulla Neometafisica che ebbe come esordio la mostra del 1995 a San Marino.
Di là delle polemiche e dei pareri controversi che accompagnano la produzione del maestro dopo il 1918, Canova afferma: “Intanto bisogna chiarire che noi [Calvesi e la Fondazione romana, N.d.R.] siamo della linea critica che vede de Chirico sempre metafisico. Negli anni cambia il suo modo di dipingere, ma non il suo modo di intendere la Metafisica. Vale a dire, quel modo di concepire l’artista come una sorta di veggente, un profeta: come colui che percepisce il mistero non di una realtà precostituita, ma al di là di essa”.
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Giorgio de Chirico, Interno con ovale nero, databile 1968 – olio su tela
Ecco allora il luminoso spazio espositivo dell’Ex Gil, edificio firmato da Domenico Filippone, dialogare efficacemente con le opere esposte che riproducono quel viaggio a ritroso compiuto dall’artista nell’ultimo periodo, rielaborando la sua storia e la sua arte. Libero ormai dalle ombre nere, inquietante premonizione di un futuro angosciante (che di fatto si è poi avverato: due guerre mondiali, l’atomica, la Shoah…) e che contraddistinguono la prima Metafisica. “Negli ultimi dieci anni di vita”, spiega ancora il curatore, “l’artista già ottantenne ripropone la visione metafisica con un’anima nuova improntata a una straordinaria vitalità e senza condizionamenti di sorta”. E continua: “Quasi un’illuminazione interiore gli fa mutare registro, valenza cromatica e simbolica. Riprende così il proprio apparato iconografico rivedendolo attraverso una percezione più ludica e ironica”. Negli ultimi anni, “confortato dalla sicurezza e dall’immortalità della propria opera e dell’eternità, riapre le sue prospettive, ribaltandole”, cosicché i soggetti tradizionali dei suoi quadri “si aprono in un gioco infinito che ripercorre tutto il tempo esistenziale di de Chirico, illuminando alcuni misteri e ricomponendone altri”.
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Giorgio de Chirico, Cavalli con aigrettes e mercurio, 1965 – olio su tela
Ecco, a partire dalla prima sala, un percorso espositivo che “volutamente” non segue un ordine prestabilito e che, come nel romanzo dechirichiano Ebdòmero, non ha un inizio e una conclusione, ma un andamento circolare. Si può intraprendere da Il ritorno di Ulisse, viaggio simbolico dello stesso artista nel mare all’interno di una stanza o dall’autoritratto-manichino, dove – prendendo a modello una scultura – riproduce la testa dell’animale al centro del dipinto. Un quadro nel quadro.
Lori Adragna
Campobasso // fino al 6 aprile 2015
Giorgio de Chirico – Gioco e Gioia della Neometafisica
a cura di Lorenzo Canova
FONDAZIONE MOLISE CULTURA
Via Milano 15
[email protected]
www.fondazionedechirico.org
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