Il cinema in una foto. Una mostra alla Civica di Modena
Modena, Galleria Civica – fino al 7 giugno 2015. Una quarantina di fotografi che svolgono il loro lavoro sul set. Da Bragaglia a Settanni, da Mulas a Praturlon. Non solo avvoltoi alle spalle dei registi, ma anche artisti che sanno reinterpretare il senso delle scene, dei gesti, delle pose. Non solo fotoreporter prestati al cinema, ma anche autori che colgono l’essenza più profonda di un film, le atmosfere che lo circondano, i punti di vista inediti e indiscreti del backstage.
Fissare il film in uno scatto, fermare il movimento della macchina da presa e trasferire lo scorrere di storie e personaggi nell’immobilità di un’inquadratura. È il compito difficile affidato a fotografi di scena, professionisti del ritratto, pararazzi, freelance, maestri e testimoni che si muovono sul set “come cani sciolti” o come secondi registi, per immortalare in un’immagine tutta la magia e il mito della settima arte.
Sono un’ottantina le foto in mostra che documentano un secolo di cinematografia: dal cortometraggio sperimentale Thais di Anton Giulio Bragaglia fino ai film italiani e internazionali degli ultimi anni e ai suoi protagonisti, da Woody Allen a Bill Murray, da Nanni Moretti a Paolo Sorrentino.
Si va dalle foto di scena ai ritratti in posa, dagli scatti eseguiti durante le pause sul set alle istantanee rubate per strada. Tutto concorre a creare quella dimensione immaginaria che si pone aldilà dello scorrere veloce delle scene e conseguire un arresto della visione, il solo capace di attivare altre visioni, altri sguardi. Basterebbe osservare il ritratto che Ugo Mulas fa a Totò: il volto è anche maschera, lo sguardo anche allucinazione. O quello che Tazio Secchiaroli fa a Fellini che, sul set di Otto e ½, mostra impettito come far schioccare la frusta: è già circo, recita, spettacolo.
È vero che la maggior parte di queste fotografie sono la riproduzione di scene filmiche il più simili possibile all’originale, perchè la loro funzione è vincolata alla promozione: devono finire sulle pagine dei giornali, essere inserite in book, venire utilizzate per i manifesti. Ma è anche vero che esse sono legate allo stile, alla sensibilità, alla tecnica del fotografo. Così succede che non si limitino più a riproporre lo sguardo del regista, a generare un riflesso della finzione filmica, ma che inseguano punti di vista inediti, il dietro le quinte, i gesti dei personaggi che creano il film, piuttosto che quelli creati dal film. Mostrano Dustin Hoffman ripreso da Douglas Kirkland in tre pose diverse e riunite attraverso fotomontaggio, Pasolini sorpreso da Mario Tursi in un serrato dialogo con la Callas, Michelangelo Antonioni che sembra guardare l’infinito durante le riprese di Identificazione di una donna…
Sono dei film in un solo fotogramma o, come li definisce Susan Sontag, “la memoria storica del cinema”: attraverso di essi riusciamo a costruire la genesi di un’opera, curiosare in quel luogo fatato e deputato alla creazione che è il set, fare conoscenza delle modalità registiche, scoprire i trucchi del mestiere. Sono magical box che racchiudono nella loro immobilità un paradossale vitalismo: fatto di significati nascosti, allusioni, indiscrezioni.
Luigi Meneghelli
Modena // fino al 7 giugno 2015
The Cinema Show
a cura di Daniele De Luigi e Marco Pierini
GALLERIA CIVICA – PALAZZO SANTA MARGHERITA
Corso Canalgrande 103
059 2032911
[email protected]
www.galleriacivicadimodena.it
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