Triennale del New Museum. Cosa c’è da vedere, e sapere, sull’arte contemporanea oggi
Tra realtà virtuale e pittura classica, la Triennale del New Museum è una delle mostre più stimolanti del panorama newyorchese degli ultimi anni. Una cronaca a freddo dalla nostra corrispondente dalla Grande Mela.
Al sentir parlare di una Triennale co-curata dall’estroso videoartista Ryan Trecartin, il primo dubbio che potesse sorgere era di trovarsi di fronte all’ennesima celebrazione del post-internet. Nonostante sia percepibile una certa attitudine all’estetica digital, Surround Audience focalizza invece l’attenzione su un ampio spettro di stili e generi.
Si nota una grande eterogeneità sia per quanto riguarda i medium presentati che per la nazionalità degli artisti, molti dei quali provenienti da Paesi “emergenti”. In un mondo dell’arte in cui il punto focale è la capacità espressiva del singolo piuttosto che una ricerca centrata su una corrente artistica dominante, i curatori Lauren Cornell e Ryan Trecartin hanno saputo cogliere e riassumere questa varietà in una mostra esteticamente e concettualmente multiforme ma coerente. Nell’articolazione dello spazio ogni stanza costituisce un nucleo a sé stante, connesso con gli altri eppure indipendente, come se a legare le opere fosse l’aspirazione a esprimere un concetto universale più che creare un percorso espositivo.
Il primo piano si apre col video Happy Birthday di Ed Atkins, affiancato dalle tele espressioniste dell’artista cinese Firenze Lai, le cui figure dalle proporzioni distorte contrastano con la perfezione plastica dei volti di Atkins. A completare questa prima stanza l’opera forse più fotografata – o meglio, instagrammata – dell’intera esposizione, la scultura Juliana di Frank Benson: una Venere contemporanea e inquietante, dalle fattezze perfette ma dallo sguardo e dai capelli che ricordano la Medusa mitologica, dal colorito verde-bluastro. Questa bellezza aliena sembra riassumere il tono del resto della mostra.
Da un lato, le sculture marmoree di Lena Henke e le ammalianti tele figurative della nigeriana – ma con base a Los Angeles – Njideka Akunyili Crosby, riportano a un’idea di arte “classica”, che si fonda su stili solidi e tradizionali, in cui la bravura tecnica dell’artista è fondamentale. Dal lato opposto, per logistica e stile, la realtà virtuale di Daniel Steegmann Mangrané proietta in una foresta digitale, e in un futuro prossimo.
Al secondo piano l’installazione pittorico-scultorea di Guan Xiao fa da anticamera all’opera Freedom di Josh Kline, una sarcastica serie di video-slogan – alcuni dei titoli: Hope and Change, Respect, Privacy, Some Trees Breathe in Despair – montati su un esercito di Teletubbies vestiti da militari. I volti innocui e inespressivi, dall’aria fastidiosamente familiare, così come le frasi fatte ripetute nei video, mettono l’accento sull’ipocrisia della società contemporanea. Installazione ben costruita, anche se si tratta di un tema non proprio d’avanguardia.
Proseguendo, le tele di Sascha Brauning fanno da strada alla scultura del francese Antoine Catala. Un acquario fucsia fosforescente in cui alghe e coralli ondeggiano sul codice E3, che l’artista ha definito come formula dell’empatia, creata con l’aiuto di un’agenzia pubblicitaria.
Al terzo piano, il trio composto dalle figure geometriche e spigolose delle tele in bianco e nero di Avery Singer, dall’installazione di Aleksandra Domanovic e da un video di Oliver Laric, in cui un personaggio dei manga passa attraverso una gamma di mutazioni che ripercorrono l’iconografia dei cartoni animati Anni Novanta, riporta all’immaginario infantile di una generazione cresciuta durante il boom tecnologico.
Il quarto e ultimo piano invece si focalizza su video a sfondo politico sociale, tra i quali il più interessante è un documentario di 90 minuti dell’artista giordano Lawrence Abu Hamdan che tratta l’epidemia di un virus virtuale nei computer giordani come se si trattasse di un’epidemia vera e propria.
Tra scoperte, riscoperte e conferme, una dimostrazione che nuove e fertili idee sono in continua evoluzione.
Ludovica Capobianco
New York // fino al 24 maggio 2015
2015 Triennial: Surround Audience
a cura di Lauren Cornell e Ryan Trecartin
NEW MUSEUM
235 Bowery
+1 (0)212 2191222
[email protected]
www.newmuseum.org
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