Giuseppe Stampone. Fra Prometeogallery a Milano e Padiglione Cuba a Venezia
Per il Padiglione Cuba alla Biennale di Venezia ha costruito un modello di Casa particular un cubo minimale realizzato con grandi moduli della Lego. Per la Prometeogallery di Milano, il famigerato manifesto “Non togliete il pane ai figli dei nostri lavoratori. Acquistate prodotti italiani” declinato in lingue ed etnice. Focus su Giuseppe Stampone.
GIUSEPPE STAMPONE: LUI CHI È
Giuseppe Stampone (Cluses, 1974) è un artista figlio del proprio tempo, di una società globalizzata che pretende l’onnipresenza virtuale, la sovresposizione voluta o apparentemente casuale, la mise-en-scène di un mondo centrifugato, dove tutto diventa micro o macroscopico a seconda del lavaggio. Una vita liquida, come la chiama Bauman, sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa dal sistema, o peggio ancora cadere nell’oblio.
“Vivo in una realtà collettiva e connettiva, ho deciso di prendere la tavola da surf e cavalcare lo tsunami. Oggi uno o fa surf o rischia di cadere nel mare della comunicazione”, dice lui. E spesso lo fa con una semplice bic, il mezzo più comune per scrivere e disegnare. Lo fa nella sua personale alla Prometeo Gallery di Milano, al padiglione cubano della Biennale di Venezia, nei group show Breaking Silence. Crimes in Peacetime al MIT di Boston e Nero su Bianco – Black on White alla American Academy di Roma, per la cocuratela di Robert Storr.
In questa iperattività fatta di mostre, eventi, partecipazioni, trova il tempo di sollevare polveroni sui social network, coinvolgendo decine di persone e dando vita a discussioni con centinaia di commenti su tematiche politiche e sociali.
IL PADIGLIONE CUBA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
Invitato insieme a quattro artisti cubani e tre artisti internazionali, Stampone ha progettato per il padiglione cubano, intitolato El artista entre la individualidad yel contexto – leggete qui l’intervista al co-curatore Giacomo Zaza – un lavoro site specific.
Il progetto parte da una data: 17 dicembre 2014. Quel giorno, il presidente statunitense Barack Obama annuncia l’intenzione di porre fine all’embargo contro Cuba, prospettando una nuova fase di collaborazione. Anche il governo cubano mostra timide aperture verso gli Usa e le politiche liberali, prevedendo l’esistenza di contratti internazionali o di imprese controllate. Una delle prime forme di privatizzazione dei servizi sono state le Casas particulares, ovvero alloggi per turisti presso famiglie cubane. Oltre all’aspetto politico di questa novità, va rilevato anche quello culturale, l’interazione tra pubblico e privato che abbraccia un’estetica del quotidiano in cui lo “straniero” viene immerso in una dimensione di ospitalità come parte integrante del luogo.
Partendo da queste premesse, Stampone ha costruito per il Padiglione Cuba un modello di Casa particular come un cubo minimale realizzato con grandi moduli della Lego, rigorosamente bianchi. All’interno di questa struttura si trovano mobili (realizzati sempre con i Lego) e un televisore che trasmette un video-tutorial in spagnolo con sottotitoli in inglese per costruire la propria casa particular. Un tutorial che rimanda al concetto di Global Education, un discorso che Stampone porta avanti ormai da anni, “i cui meccanismi di apprendimento sono il sentiero privilegiato del sapere pedagogico rivolto all’istruzione estetica, un metodo d’insegnamento trasversale e plurale che mira a diseducare l’individuo nei confronti di norme prestabilite”, spiega l’artista.
LA PERSONALE ALLA PROMETEOGALLERY DI MILANO
Sui principi di connessione e condivisione si struttura anche Expo 2015. Stampone ha tuttavia qualcosa da ridire: “Expo è una concezione anacronistica per mettere in evidenza l’eccellenza di ciascun Paese. Con il progetto ‘Emigration Made’ ho voluto ribaltare il concetto obsoleto di ‘Made in’. Come fai a concepire il ‘Made in’ quando viviamo nel villaggio globale?”.
Le opere esposte da Prometeo, che vanno dai disegni alle sculture, esplorano la nozione di confine socio-politico e le molteplici forme di controllo che ne derivano. Concepito come un padiglione immaginario da aggiungere alla fiera, Stampone affronta la questione della migrazione in modo apparentemente giocoso. Treni, navi e camion giocattolo dipinti di nero, mezzi di trasporto usati dagli immigrati per fuggire dai loro Paesi d’origine alla ricerca di un mondo ideale, sono trasformati dall’artista in veicoli controllati all’interno dello spazio della galleria.
A indagare ancora sulla questione dello “straniero”, una serie di disegni a penna bic che ritraggono il famoso manifesto autarchico di Giacinto Mondaini in cui appare una bambina dagli occhi spauriti che tiene del pane in mano e sotto la scritta “Non togliete il pane ai figli dei nostri lavoratori. Acquistate prodotti italiani”. Stampone replica il manifesto in diverse lingue, cambiando anche i tratti somatici della bambina a seconda della nazionalità rappresentata, facendosi così beffa dell’idea delle etichette di merchandising protezionistiche che hanno origine dalle pubblicità fasciste.
Giorgia Calò
Venezia // fino al 22 novembre 2015
Biennale di Venezia – Padiglione Cuba
a cura di Jorge Fernández Torres e Giacomo Zaza
ISOLA DI SAN SERVOLO
[email protected]
www.venicebiennalecuba.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/44348/56-biennale-padiglione-cubano/
Milano // fino al 5 giugno 2015
Giuseppe Stampone – Emigration Made Pavilion 148
PROMETEOGALLERY
Via Ventura 3
02 26924450
[email protected]
www.prometeogallery.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/43615/giuseppe-stampone-emigration-made-pavilion-148/
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