Il realismo crudo della Nuova Oggettività. Grande mostra a Venezia
Museo Correr, Venezia – fino al 30 agosto 2015. La Germania è stata sconfitta nella Prima guerra mondiale, nel 1919 s’instaura la Repubblica di Weimar: uno spaccato di vita tra i più complessi e controversi della nostra storia recente. Quei quattordici anni raccontati dai più veritieri testimoni dell’epoca: gli artisti della Nuova Oggettività.
![Il realismo crudo della Nuova Oggettività. Grande mostra a Venezia](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Georg-Scholz-Autoritratto-davanti-alla-colonna-delle-affissioni-1926-Staatliche-Kunsthalle-Karlsruhe-photo-A.-Fischer-H.-Kohler-Staatliche-Kunsthalle-Karlsruhe-Fotowerkstatt.jpg)
“Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio”, disse il filosofo Giorgio Agamben. Otto Dix, George Grosz, Christian Schad, August Sander e Max Beckmann quel buio, perpetrato dall’orrore della Prima guerra mondiale, l’hanno sicuramente scrutato e indagato. Ciò che hanno visto, e poi dipinto e scolpito, sono le conseguenze del grande scontro bellico: gli effetti sociali, culturali ed economici che cambiarono profondamente la Germania nei quattordici anni della Repubblica di Weimar (1919-1933).
Solo osservando in quel buio è possibile comprendere le opere di questo nuovo realismo, che non poteva nascere in un momento diverso se non in quello della prima democrazia tedesca, fertile laboratorio di esperienze culturali. Non a caso, proprio negli stessi anni nasce anche la Bauhaus. I diversi artisti associati a questa nuova forma di figurazione formano un gruppo eterogeneo, accumunati non da una tendenza politica o uno stile ben preciso, ma dallo scettiscismo verso la nuova società tedesca. E proprio artisti come Otto Dix che, allentandosi dalla soggettività esasperata dell’espressionismo, scelgono il realismo oggettivo, la precisione e la sobrietà, prediligendo un ritorno al ritratto, necessario per raccontare e descrivere quel momento, quella tragedia, quel buio.
La storia e le opere di questi artisti, adesso, sono visibili in una grande mostra, la prima così ad ampio respiro in Italia e che trova sede nel Museo Correr di Venezia. Nuova Oggettività – Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar non è solo una mostra utile: è una mostra necessaria. Le centoquaranta opere presenti, molte delle quali provenienti da collezioni private, sono superstiti della pulizia artistica voluta da Hitler. La Nuova Oggettività fu, insieme a Dadaismo, Futurismo, Espressionismo, considerata “arte degenerata” e per tale motivo le opere erano distrutte o, nei migliori dei casi, vendute.
L’allestimento della mostra veneziana – fortemente voluta dalla direttrice dei Musei Civici, Gabriella Belli, in collaborazione con il Los Angeles Country Museum of Art – è concepita in cinque sezioni tematiche: in ognuna di esse fotografie e pitture offrono l’occasione per comprendere appieno i diversi ambiti espressivi del movimento. La prima sezione, La vita nella democrazia e le conseguenze della guerra, rileva la disparità tra i ceti sociali: l’industrializzazione, il rapido sviluppo tecnologico, l’ascesa della nuova borghesia in opposizione alla disoccupazione dilagante, alla corruzione della politica e alla prostituzione. La seconda area, La città e la natura del paesaggio, indaga il divario tra l’estrema produzione urbana e il mondo rurale eredità dell’Ottocento. Il terzo, Natura morta e beni di consumo, ritrae la quotidianità che lentamente si trasforma; in questa sala si prediligono quadri con ritratti di oggetti. L’uomo e la macchina e Nuove identità: tipi umani e ritrattistica (rispettivamente quarta e quinta sezione) esplorano il rapido processo d’industrializzazione e le conseguenze sull’uomo di allora.
Questa rassegna, metaforicamente come la punta di un iceberg, ha portato, dopo sei anni di studi, a un catalogo che traccia, come mai prima nella bibliografia italiana, un percorso preciso sulla Nuova Oggettività.
Paolo Marella
Venezia // fino al 30 agosto 2015
Nuova Oggettività
a cura di Stéphanie Barron
MUSEO CORRER
Pizza San Marco 52
041 2405211
[email protected]
www.nuovaoggettivitacorrer.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/44078/nuova-oggettivita/
![Georg Scholz, Autoritratto davanti alla colonna delle affissioni, 1926 - Staatliche Kunsthalle Karlsruhe - photo A. Fischer-H. Kohler, Staatliche Kunsthalle Karlsruhe Fotowerkstatt](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Georg-Scholz-Autoritratto-davanti-alla-colonna-delle-affissioni-1926-Staatliche-Kunsthalle-Karlsruhe-photo-A.-Fischer-H.-Kohler-Staatliche-Kunsthalle-Karlsruhe-Fotowerkstatt-768x593.jpg)
![Christian Schad, Autoritratto, 1927 - Private Collection, Courtesy of Tate - © Bettina Schad, Archiv U. Nachlab & Christian Schad](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Christian-Schad-Autoritratto-1927-Private-Collection-Courtesy-of-Tate-%C2%A9-Bettina-Schad-Archiv-U.-Nachlab-Christian-Schad-768x941.jpg)
![Otto Dix, Ritratto dell’avvocato Hugo Simons, 1925 - Montreal Museum of Fine Arts - photo The Montreal Museum of Fine Arts, Brian Merrett](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Otto-Dix-Ritratto-dell%E2%80%99avvocato-Hugo-Simons-1925-Montreal-Museum-of-Fine-Arts-photo-The-Montreal-Museum-of-Fine-Arts-Brian-Merrett.jpg)
![Otto Dix, Ritratto dei genitori, 1921 - Kunstmuseum Basel - © Otto Dix, by SIAE 2015 - Otto Dix Stiftung](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Otto-Dix-Ritratto-dei-genitori-1921-Kunstmuseum-Basel-%C2%A9-Otto-Dix-by-SIAE-2015-Otto-Dix-Stiftung-768x680.jpg)
![George Grosz, Il capo, 1922 - Los Angeles County Museum of Art](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/George-Grosz-Il-capo-1922-Los-Angeles-County-Museum-of-Art-768x1008.jpg)
![Jeanne Mammen, Scacchista, 1929-30 - Berlinische Galerie, Landesmuseum für Moderne Kunst, Fotografie und Architektur, Berlino](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2015/05/Jeanne-Mammen-Scacchista-1929-30-Berlinische-Galerie-Landesmuseum-f%C3%BCr-Moderne-Kunst-Fotografie-und-Architektur-Berlino-768x669.jpg)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati