Abele a Expo. Una mostra di Gregorio Samsa
AlbumArte, Roma – fino al 20 luglio 2015. Gli affascinanti spazi della ex stalla di Villa Poniatowsky vengono trasformati dal duo romano Gregorio Samsa in un padiglione dell’Expo di Parigi del 1937. Una curiosa occasione per celebrare uno stato mentale più che geografico, parlando di ieri per riflettere sull’oggi.
EXPO, 1937
Una nuova nazione, talmente potente da avere la possibilità di trascendere i confini spazio-temporali per autoinvitarsi e presentare il proprio padiglione all’Expo di Parigi del 1937. Se siete increduli, vi basterà sfogliare la guida ufficiale dell’esposizione o consultare il filmato d’inaugurazione per ritrovare tutte le informazioni sullo Stato di Lucidità della mente, rappresentato dal padiglione Noi Siamo Lucido.
Ancora scettici? Sappiate che vi troverete lo stendardo, come ogni Stato che si rispetti, e un’imponente architettura a rappresentarlo.
Per chi non avesse il privilegio di poter fare un salto nel ’37, Gregorio Samsa (duo formatosi a Roma nel 2010) è stato così prodigo da dare la possibilità di visitarlo comodamente a Roma, nell’anno corrente.
CORTOCIRCUITI SPAZIO-TEMPORALI
Del resto, il cortocircuito storico 1937-2015 non è così stridente da far risultare il padiglione Noi Siamo Lucido fuori luogo, fuori tempo o démodé. Non ci si deve spostare tanto per assistere oggi (ad esempio a Milano) a qualcosa di simile: grandi eventi, clima spensierato e festoso, magnificenza architettonica e un sentimento di orgogliosa appartenenza alla nazione.
Eppure s’insinua strisciante la netta consapevolezza che qualcosa di terribilmente sbagliato stia avvenendo subito dietro le vivaci scenografie, qualcosa da tenere in sordina almeno per il breve tempo dell’esposizione, sperando di distrarre gli animi dal pericolo della grande guerra che di lì a poco sarebbe scoppiata o dalla crisi finanziaria, dall’oppressione, dalla censura e dalla maldistribuzione delle ricchezze che incombe oggi.
LA MUSICA DELLA PRIMA VITTIMA
Così si spiegano le ragioni di quel motivo dolceamaro che proviene da un grammofono, accompagnando gli spettatori nel padiglione immaginato e costruito dalla mente degli artisti, di quell’arazzo che dà il titolo alla mostra, Where is Abel?, che nonostante i colori vivaci lascia intravedere il profilo di Abele, rievocando la prima vittima di violenza nella storia o lo stendardo pensato a rappresentare il padiglione così somigliante, nella scelta cromatica, alle divise militari.
L’incursione clandestina nella storia, attraverso la mistificazione di filmati e documenti, in una paradossale azione di disturbo e interruzione del corso degli eventi passati, riflette sulla distorsione di lettura della realtà di oggi come di ieri. Noi siamo lucido è l’affermazione della luminosità della mente sull’oscurità dei nostri giorni, è l’esaltazione della potenza dell’uomo pensante che sa travalicare il tempo e lo spazio e cambiare il corso della storia.
Giulia Pareschi
Roma // fino al 20 luglio 2015
Gregorio Samsa – Where is Abel?
a cura di Adriana Polveroni
ALBUMARTE
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