GAM Milano. Al pittore non si spara
GAM, Milano – fino al 4 ottobre 2015. Nel museo di via Palestro, Francesco Bonami seleziona, sovrappone, accosta e stratifica oltre cento dipinti di novantuno artisti dalla UBS Art Collection, datati dagli anni Sessanta ad oggi. Un discorso di disambiguazione visiva tra la collezione e il collezionare.
UBS ART COLLECTION: 30MILA OPERE IN 700 UFFICI
La disambiguazione è l’operazione con la quale si precisa il significato di una parola o di un insieme di parole (e dunque una frase) che denotano significati diversi a seconda dei contesti e che quindi sono considerabili come ambigue, potenzialmente ambivalenti. Seguendo questa definizione, anche il linguaggio visivo codificato da Francesco Bonami per Don’t shoot the painter, al piano terra della Galleria d’Arte Moderna di Milano, si trasforma in uno sguardo sulla contemporaneità della pittura e, allo stesso tempo, nella traccia storica di una collezione vastissima: oltre 30mila opere collocate in settecento uffici in oltre cinquanta Paesi del mondo.
QUADRI SU QUADRI SU QUADRI
Concentrandosi sul processo di smarcamento, di sfaldamento del senso di appartenenza dell’immagine, fra pittura e collezionismo, il curatore ha selezionato, accostandoli fittamente gli uni agli altri, un centinaio di lavori di novantuno artisti (non solo pittori) di diverse nazionalità e generazioni. L’itinerario fittissimo, al limite del parossismo, descrive non solo la modalità secondo la quale una collezione rappresenta e modifica l’immagine del proprio collezionista, ma anche quanto un collezionista possa lasciare la propria impronta, il proprio corso, nella costituzione dendritica di una raccolta d’arte.
“Pensando a una mostra sulla pittura, abbiamo riflettuto anche sul modo di trasformare l’esperienza stessa della mostra in un dipinto. Abbiamo quindi deciso di appendere i quadri sopra altri quadri. Usando come sfondo immagini degli spazi esistenti nel museo, con tutta la sua collezione. Ne consegue l’impressione di veder fluttuare i quadri, una particolare quadreria surreale, dove le opere abbandonano la propria fisicità e diventano ciò che sono, simboli contenenti immagini, storie e idee”, ha affermato Bonami.
UNA COLLEZIONE MISE EN ABYME
All’ingresso a piano terra, una foto di Thomas Struth suggerisce come porsi, quale postura assumere, quale visione nella visione adottare di fronte a una raccolta. A una serie di lavori che – esposti tra paesaggio, ritratto, figura umana e astrazione – suggeriscono l’estrema eterogeneità del sensibile rappresentato dalla bidimensionalità. Una sorta di nuovo sviamento rispetto all’ironia contenuta nella frase che formula il titolo della mostra.
L’allestimento, infatti, si presenta come un’enorme scenografia stampata su pannelli di grandi dimensioni, riproducendo gigantografie fotografiche di alcuni ambienti della GAM e introducendo le sale della residenza antica come una caleidoscopica mise en abyme. Palcoscenico che oggi sovrappone piani e prospettive estetiche disparate. Così, assiepati, senza soluzione di continuità, scorrono pannelli in bianco e nero di Gibert & George che lasciano il passo a un Three boys on a raft di Sandro Chia, così come a un’enorme ritratto di Jean-Michel Basquiat, a un Albumin, Human, Glycate di Damien Hirst, a un Mountain climber di John Baldessari e a un poetico The prodigy di Michaël Borremans del 2007.
Ginevra Bria
Milano // fino al 4 ottobre 2015
Don’t shoot the painter. Dipinti dalla UBS Art Collection
a cura di Francesco Bonami
GAM – VILLA REALE
Via Palestro 16
02 88445947
[email protected]
www.gam-milano.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/45767/dont-shoot-the-painter/
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