Sacha Turchi, Alien e sua nonna
Interno 14, Roma – fino al 30 giugno 2015. Una mostra in un'associazione di architettura. Per raccontare il difficile rapporto con le generazioni precedenti, prendendo a prestito la super8 e qualche ricordo.
Tracce fatte di appunti, immagini di video super8, documenti reinventati per portarci alla fine di un percorso espositivo fulminante. Se da tempo l’arte si interroga, con ricerche infinite, senza presentarci una “soluzione visiva”, Sacha Turchi ci riesce: con l’audacia di bambino che mangia la terra con le mani e la follia lucida dello scienziato che indaga l’interno del nostro corpo crea il mostro salvifico, la sintesi del femminile strega e madre, una creatura viva metà colonna vertebrale e metà lunga treccia di capelli. È una figura onirica, fa paura perché è viva, un Alien ancestrale che non conosce tempo, viene dal passato ma appartiene al futuro. È alla fine del percorso perché sappiamo che c’è in ogni ambiente che visitiamo prima, sentiamo la sua presenza negli altri lavori allestiti, inconsciamente la cerchiamo ma quando ci arriviamo ci fa paura perché non mente e ci guarda anche se è di spalle.
La mostra è allestita in uno spazio domestico, un appartamento che potrebbe essere anche una galleria ma è la sede dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica, tante funzioni che danno una energia alle stanze che riescono ad accogliere le opere come capitoli di una storia. Perfetto per passare da un elemento all’altro della mostra di Sacha: in ogni stanza un pezzo di storia con una guida, la guida che lei ha scelto e che ringrazia alla fine del percorso, sua nonna.
Un censimento privato, un dialogo con le sue origini che ci mette di fronte al problema della difficile comunicazione con i padri e le madri, alla volontà di scavare più a fondo per dare una radice solida a chi siamo chiedendolo alla generazione del film in super8 piuttosto che a quella che ci è più vicina.
Apre la sua scatola di bambina e ci mostra quello che ha trovato e raccolto nella sua strada fino a qui: tutto è bianco come le larve, tutto è fermo in quel preciso istante perché documento di un fatto che potrebbe accadere. Ogni spiegazione scientifica dei singoli elementi, ogni riferimento all’organico e inorganico ci sembra un pretesto per nascondere la realtà di un sogno, ma il bianco assoluto che copre ogni cosa ci aiuta e cancella con lo stesso silenzio della neve la natura degli elementi.
Sacha Turchi è capace di commuovere ma, soprattutto ci rassicura sul ricambio delle nuove generazioni artistiche.
Clara Tosi Pamphili
Roma // fino al 30 giugno 2015
Sacha Turchi – Censo
INTERNO 14
Via Carlo Alberto 63
http://presstletter.com/c/interno-14/
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