Pieter Paul Rubens. Un capolavoro ritrovato
Chiesa di Sant’Agostino, Matelica – fino al 17 settembre 2015. Il caritatevole duca Rodolfo, ritratto da Rubens, si concede agli sguardi dopo cinquant’anni. E racconta la storia di una committenza illustre, di un proprietario che amava i sigari e di un riconoscimento fortuito.
LE VIRTÙ DI RUBENS E I VIZI DI CHURCHILL
Liste interminabili di opere d’arte prigioniere di guerra, dell’incuria o della loro inestimabile bellezza: scompaiono trafugate nelle mani di collezionisti senza scrupoli, ladri poco gentiluomini o in taciti passaggi di proprietà. Ma ci sono anche capolavori che fanno perdere le proprie tracce, oltre che ogni speranza di ritrovarli, per ricomparire dopo decenni di latitanza in contesti impensabili.
Il Comune di Matelica racconta la storia di un capolavoro secentesco scampato ai tarli di una soffitta fiorentina (almeno così racconta la leggenda): la Carità del conte Ferdinando, attribuita al maestro fiammingo Pieter Paul Rubens (Siegen, 1577 – Anversa, 1640). Un sacro corteo al crepuscolo, negli inquisitori anni della Controriforma, ironico e teatrale come il Barocco sa essere: in un particolare, uno scombinato sagrestano, instabile a cavallo, con una mano alla lanterna perché gli si è aperto maldestramente lo sportello; un duca appiedato gli ha ceduto il posto in sella, con tutta la reverenza verso un sacerdote che porta l’Eucarestia.
COLPI DI SCENA UNO DOPO L’ALTRO
A commissionare l’opera era stato il nipote del Re Sole, Filippo IV di Spagna, probabilmente nel 1603, durante il soggiorno diplomatico di Rubens alla corte spagnola. La tela è sparita fino al 1965, quando il figlio del primo ministro Churchill l’ha messa all’asta da Christie’s. In quell’occasione la Carità è passata alla famiglia Frascione di Firenze, e qui l’ha infine individuata Delpriori, sindaco di Matelica e storico dell’arte, durante i suoi studi sulla collezione privata.
A tre giorni dall’esposizione, l’ultimo colpo di scena: a essere “caritatevole” non è più il duca Ferdinando ma Rodolfo I d’Asburgo, strenuo difensore del dogma eucaristico; la conferma viene dal Corpus Riberianum, la fondazione che cataloga le opere dell’artista tedesco.
RUBENS ALL’OMBRA DEI SIGARI
I passaggi di proprietà si sono stesi sulla tela come le patine di colla che ne hanno offuscato i colori; a contribuire è stata anche la nicotina degli adorati sigari di Churchill, proprietario dal non salutare “segreto di longevità”; ma il restauro ha interamente restituito la brillantezza originaria.
La grande tela, stimata oggi circa 25 milioni di euro, è esposta per la prima volta nella chiesa maceratese di Sant’Agostino: l’occasione della presentazione al pubblico è stata il decennale dell’Encuentro Amigos de Partaguas, il club del sigaro. Gli eventi collaterali, i seminari sul tabacco e le degustazioni di rum hanno trasformato Matelica in un barrio de L’Havana: connubio che ha inizialmente focalizzato l’attenzione su vizi e virtù dell’illustre proprietario della Carità.
La poltrona 1919, concessa in esposizione dal Museo Frau di Tolentino, rievoca l’atmosfera dello studio di Churchill, dove lo statista custodiva il dipinto. Fino a settembre rimarrà rivolta ad ammirare il quadro perduto e ritrovato: apparentemente una poltrona qualunque ma, se si guarda bene, a lato c’è un posacenere.
Serena Tacchini
Matelica // fino al 17 settembre 2015
Pieter Paul Rubens – Un capolavoro ritrovato
a cura di Alessandro Delpriori
CHIESA DI SANT’AGOSTINO
Via Umberto I 11
0737 84445 / 0737 787759
www.rubensospiteamatelica.com
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/46268/pieter-paul-rubens-un-capolavoro-ritrovato/
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