LA CUCINA, CHE BRUTTURA
Per spiegare la disposizione della casa, Palladio pone come esempio il corpo umano, che è fatto sia di parti nobili e belle, sia di piuttosto ignobili e brutte, le prime poste in luoghi più esposti e le seconde in luoghi nascosti. Così è perché le case siano comode all’uso della famiglia, essendoci, infatti, parti meno eleganti, dove riporre tutte le bruttezze della casa e senza le quali le suddette non potrebbero restar libere.
La mostra Nelle Antiche Cucine, in corso nella Villa medicea di Poggio a Caiano, ci riporta alla realtà descritta dal trattato palladiano e racconta – attraverso architetture, dipinti, antichi trattati di cucina e manufatti vari – una di queste parti nascoste dell’architettura, la cucina appunto, analizzata tra la fine del XVI secolo e la metà del XVIII, all’incirca il periodo in cui le grandi cucine dell’Ambra svolsero a pieno la loro attività al servizio della corte.
IL CIBO IN PITTURA
Il percorso espositivo accoglie anche dipinti suddivisi nelle tre tematiche – cucine, cuochi e dispense – che fanno parte della collezione medicea di nature morte, conservata ed esposta permanentemente dal museo e a cui sono stati aggiunti altri dipinti e oggetti, ottenuti in prestito da musei e istituzioni culturali.
Grazie al catalogo, poi, è possibile documentarsi sulla vastità e la complessità delle parti di servizio che si articolavano intorno alla cucina e che comprendevano orti, giardini di spezie, pollai, stalle, dispense, cantine, forno, stanza per la legna e le braci, ghiacciaia, lavanderie.
UN EDIFICIO SEGRETO
La mostra culmina – rievocando e amplificando l’eco di molti dei soggetti dei dipinti, legati all’illustrazione di fiori, piante, animali, attività nelle cucine e scene di caccia – nella visita alla cucina segreta del Granduca, che fa parte di un edificio laterale della magnifica villa di Giuliano da Sangallo, riservato al sistema delle cucine di corte e aggiunto solo intorno al 1620 per volere di Cosimo II, su progetto di Gherardo Mechini.
Vi si accede percorrendo un lungo corridoio che parte dal criptoportico, gli immensi sotterranei che corrispondono ai loggiati esterni su cui Sangallo imposta la villa riprendendo modelli classici come il Tempio di Giove Anxur a Terracina. Entrando, la stanza è organizzata intorno a un grande pilastro ed è dominata da un monumentale camino con cappa a parete, mentre le altre pareti sono occupate da fornelli incassati nella muratura, ferri per attaccare gli utensili di lavoro, un grande forno, il lavandino, una dispensa, dei piani di lavoro in legno reclinabili e dei muretti in laterizio per le riserve giornaliere della legna.
Il loro buon stato di conservazione dipende dall’uso continuo che se ne fece fino al XIX secolo.
Federica Ciavattini
Poggio a Caiano // fino al 25 ottobre 2015
Nelle antiche cucine
a cura di Maria Matilde Simari
VILLA MEDICEA
Piazza dei Medici 14
055 877012
www.polomuseale.firenze.it/naturamorta/
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