Emozioni fluttuanti. A Reggio Emilia con Lanfranco e Bill Viola
Palazzo Magnani, Reggio Emilia – fino al 10 gennaio 2016. Bastano due sole opere per fare una grande mostra? Ovviamente sì, se sono una tela di Lanfranco e un video di Bill Viola. O, come suggerisce Settis introducendo la quarta edizione di “Arte in agenda”, il video implicito di Lanfranco e il dipinto in movimento di Bill Viola.
MADDALENA E ISOTTA
Le protagoniste sono due donne alla ricerca dell’amore, che fluttuano leggere al centro delle opere: una portata in cielo, verso la luce divina, da teneri angioletti; l’altra che sale verso le tenebre della morte, avvolta da un panneggio che ne maschera le forme, alla ricerca dell’amato Tristano.
Sono Maddalena e Isotta, accomunate da una scelta radicale – l’eremitaggio e il sacrificio –, la prima divenuta santa, l’altra eroina profana dei grandi cicli cavallereschi.
ASCESA ALLA VITA
L’opera più antica, Maddalena assunta in cielo, si data al 1616-18 e fu dipinta da Giovanni Lanfranco (Parma, 1582 – Roma, 1647) per decorare il soffitto del Camerino degli Eremiti nel Palazzetto Farnese di via Giulia a Roma, luogo di meditazione per il cardinale Odoardo Farnese. Il dipinto subì poi la sorte di buona parte delle raccolte farnesiane: prima inviato a Parma e destinato a Palazzo del Giardino, poi esposto nella Galleria della Pilotta e, infine, trasferito a Napoli con la caduta dei duchi di Parma.
Secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, Maddalena, durante il suo periodo di eremitaggio trentennale nel deserto, veniva portata tutti i giorni in cielo – con l’anima e con il corpo – da angeli e lì poteva saziarsi di cibi deliziosi. E Lanfranco interpreta la fonte “lanciando” la sua santa nell’aria con un’espressione di estasi ascetica e al contempo con un corpo ben presente nella sua nudità.
ASCESA ALLA MORTE
Quattrocento anni dopo, Bill Viola (New York, 1951) crea la sua commovente Isolde’s Ascension (The Shape of Light in the Space After Death), una nuova rilettura dell’Isotta wagneriana che emerge violentemente da acque agitate per salire lentamente e dolorosamente verso il regno della morte.
Un altro video, come tanti altri ben noti, dove sono presenti non solo echi, ma anche richiami espliciti all’arte toscana rinascimentale. È l’artista stesso a dichiarare che, a un certo punto del suo lavoro, “il mio profondo legame con la pittura italiana – nato nel periodo in cui vivevo a Firenze – è ritornato a galla come un amore perduto”.
UN ACCOSTAMENTO RIUSCITO
Una a fianco all’altra, in un percorso che si arricchisce di emozioni istante dopo istante, le due opere manifestano immediatamente le loro tangenze, non solo nei richiami narrativi delle vicende delle protagoniste, ma anche nella loro composizione, che trasforma le due donne in presenze assolute immerse in un elemento – il cielo o le profondità liquide – che ne accoglie i corpi nel viaggio verso l’ignoto.
A commentare in un breve saggio l’iniziativa, fortemente voluta dalla direzione artistica di Palazzo Magnani, Salvatore Settis scrive che “nulla appare lontano dalla tradizione artistica quanto la videoarte. Il marcatissimo salto tecnologico qui fa da discrimine, quasi che l’uso di un nuovo mezzo espressivo debba comportare una rifondazione totale dell’arte”, ma Bill Viola “contraddice radicalmente questo pregiudizio”. E del resto non si deve dimenticare che anche Lanfranco, nel contesto del Barocco romano, fu uno straordinario innovatore.
Marta Santacatterina
Reggio Emilia // fino al 10 gennaio 2016
Bill Viola e Lanfranco. Eterne visioni tra presente e passato
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