Mark Leckey a Napoli. E tu, cosa vuoi diventare?
Museo Madre, Napoli – fino al 18 gennaio 2016. Desiderare di essere chi… o cosa. La prima retrospettiva italiana dell’artista britannico Mark Leckey è una coreografia di corpi senza organi, protesi elettroniche, oggetti e immagini della cultura popolare.
UNA MOSTRA INTERNAZIONALE
Il Museo Madre di Napoli non rinuncia al tentativo di inscenare mostre provocatorie sulla seduzione degli oggetti-merce, in relazione al sistema dell’arte e al mondo quotidiano. È il caso di Desiderata (in media res), prima retrospettiva italiana dell’artista britannico Mark Leckey (Birkenhed, 1964), voce emblematica del panorama contemporaneo, vincitore nel 2008 del Turner Prize.
Curata da Elena Filipovic e Andrea Viliani, in collaborazione con Wiels di Bruxelles e Haus der Kunt di Monaco, la mostra combina opere storiche, risalenti agli Anni Novanta, e nuove produzioni, per un insieme di sculture, installazioni e video.
UN FRIGORIFERO PARLANTE
La smodata curiosità che Leckey nutre per gli oggetti, siano reali o virtuali, attraversa l’intero percorso espositivo, all’interno del quale l’inorganico si autoproclama corpo e diviene macchina creatrice di desideri. L’artista esplora la tortuosa relazione tra l’uomo e la tecnologia, immedesimandosi non nell’uomo bensì nell’oggetto.
Nell’installazione GreenScreenRefrigeratorAction (2010-11) il protagonista è un frigorifero Samsung che, con la voce dell’artista modificata, recita un monologo pubblicitario su una pedana riproducente i green screen cinematografici, offrendosi al pubblico senz’alcuna mediazione umana. Il mondo dei replicanti di Ridley Scott ritorna, investendo questa volta l’universo delle cose, prossime a divenire entità “pensanti”.
GATTI E CONIGLI
La ricerca artistica di Leckey sonda i fondali dell’immaginario prodotto da Internet e dal mercato per riportarne in vita i simulacri. L’ultima sala della mostra ospita un’enorme scultura gonfiabile, Inflatable Felix (2013): è la gigantografia di Felix the Cat, cartone animato nato negli Anni Venti e divenuto popolare per il suo approccio ironico alla vita quotidiana, che l’artista trasforma in un pupazzo a tre dimensioni, rendendo reale l’oggetto del suo desiderio.
La bramosia è l’esigenza che muove l’azione umana, anche quando volge lo sguardo a entità inanimate ma accattivanti, tanto da occupare intere porzioni del subconscio. Nel film in 16 mm Made in Even (2004) la scultura di Jeff Koons, Rabbit, è virtualmente ricreata in un riconoscibile ambiente domestico: un proiettore che finge di proiettare, una stanza che non è una stanza, una scultura riflettente; tutta l’installazione è una messa in scena.
DELEGARE I DESIDERI ALLE MACCHINE
Il materialismo entra in crisi e la macchina del desiderio ne è la causa principale. La tecnologia dona l’illusione di ciò che si desidera ma non si può avere, sostituendosi alla realtà. Il feticismo degli oggetti, l’immaginario iperartificiale e il desiderio postumano annunciano l’arrivo di un’umanità che delega le sue esigenze più intime a protesi artificiali, rinunciando al desiderio e alla sua possibilità o meno di accadere.
Francesca Blandino
Napoli // fino al 18 gennaio 2015
Mark Leckey – Desiderata (in media res)
a cura di Andrea Viliani ed Elena Filipovic
MUSEO MADRE
Via Settembrini 79
081 19313016
[email protected]
www.museomadre.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47836/mark-leckey-desiderata-in-media-res/
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