L’atto prima di tutto. Richard Wright da Gagosian

Gagosian Gallery, Roma – fino al 10 novembre 2015. Richard Wright, noto come il felice distruttore delle sue stesse opere, passa al vetro piombato. E questa volta senza propositi luddisti.

UN FORTE SENSO DEL SITE SPECIFIC
Ogni spazio, per lui, ha una relazione con l’opera d’arte non solo dialogica, ma fondante. Il suo concetto di site specific travalica la semplice creazione di un rapporto fra l’arte e l’architettura che la ospita. È Richard Wright (Londra, 1960; vive a Glasgow), Turner Prize nel 2009.
Se, come afferma, nel suo lavoro lo spazio contribuisce a più della metà della resa dell’opera, ci si chiede cosa avranno da dirsi in questa occasione l’artista e l’architettura di una galleria d’arte, luogo nobile per eccellenza, che tanto differisce dagli spazi architettonici sottovalutati o trascurati che gli sono cari. “La praticabilità, la necessaria ricerca da parte dello spettatore di riscoprire lo spazio per scoprirvi all’interno l’opera d’arte, che con esso dialoga, nella luce, nell’incastro di materia” di cui parla con sguardo rapito, si sostituiscono in una galleria all’aspettativa di una sovrastruttura artistica.

UNA RELIGIOSITÀ UNIVERSALE
Ma la sfida non spaventa di certo l’artista, il quale forgia per la mostra tre enormi vetrate che, come le foglie d’oro di altri allestimenti, lasciano trapelare una religiosità fuori da ogni est od ovest religioso, una “devozione dell’atto”; come “in una chiesa molti degli oggetti che la abitano posseggono intrinsecamente un senso evocativo”, anche i materiali dell’opera d’arte devono tendere a sprigionarne. E sono sensazioni che si percepiscono lasciandosi toccare dalla luce che filtra tra i frammenti di vetro piombati nelle vetrate altissime che costeggiano la parete sud.
Per i suoi lavori si è detto che stanno “tra minimalismo e lussuria, tra la tradizione del Rinascimento e il mondo islamico”. Traspaiono modelli minimalisti e ornamenti barocchi, iconografia gotica e tipografia. E nella storia, che ha studiato e studia, Wright pone le radici del suo atto creativo, ma ci tiene a sottolineare: “Cerco di rimanere sempre reattivo rispetto a quello che posso vedere per strada, la sensazione che mi può arrivare in modo accidentale, cose che non mi vengano dall’arte in senso stretto”.

Richard Wright's – No Title (particolare) – 2015 – © Richard Wright – courtesy Gagosian Gallery – photo Matteo D'Eletto M3 studio

Richard Wright’s – No Title (particolare) – 2015 – © Richard Wright – courtesy Gagosian Gallery – photo Matteo D’Eletto M3 studio

Sono la caducità e la brevità a diventare motivo primigenio. I lavori hanno un ciclo vitale, creati e poi annullati; boicottaggio della commercializzazione? Un effetto collaterale per Wright, secondario rispetto alla “cosa davvero importante, che è mettere l’opera d’arte in una situazione di fragilità, di difficoltà di sopravvivenza”, che le permetta di esistere “in uno stato di transizione non completamente fisico”.

NEL 2018 LO RITROVEREMO IN STAZIONE
Sarà sua, insieme a Douglas Gordon, l’opera permanente in grande scala per la stazione di Tottenham Court Road nel 2018. Può apparire dissonante coniugare l’idea della sfuggevolezza, della dissolvenza e fluidità dell’opera d’arte con la stabilità di un’installazione permanente, ma c’è invece una forte suggestione di affinità che lega l’opera al contesto della stazione. Nel movimento continuo, l’opera, per quanto fissa, sarà forzatamente in continua percezione incostante. Che siano permanenti o fuggevoli, i lavori di Richard Wright ricordano che “l’oggetto è meno importante dell’atto”.

Ofelia Sisca

Roma // fino al 10 novembre 2015
Richard Wright 
GAGOSIAN GALLERY
Via Francesco Crispi 16
06 42086498
[email protected]
www.gagosian.com

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47369/richard-wright/

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