Dialoghi a Venezia: Gastini, Icaro, Mattiacci e Spagnulo
Ca’ Pesaro, Venezia – fino al 28 febbraio 2016. Prima collettiva che unisce quattro scultori unici nel loro genere. Quattro artisti che hanno contribuito a costruire un capitolo importante della storia dell'arte italiana contemporanea.
4 OUTSIDER PER OLTRE 3 SECOLI D’ETÀ
La materia, la sperimentazione sulla forma, la continua ricerca, una forte passione e una pluriennale amicizia legano Marco Gastini (Torino, 1938), Paolo Icaro (Torino, 1936) Eliseo Mattiacci (Cagli, 1940) e Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, 1936), presentati alla mostra“…ma un’estensione, inserita tra le proposte di MuVe Contemporaneo.
Artisti di ricerca, o meglio, “outsider rispetto ai percorsi omologati”, come li ha definiti il direttore della Fondazione Gabriella Belli, in un palazzo veneziano, quello di Ca’ Pesaro, pensato fin dai primi del Novecento come spazio espositivo per artisti refusés dai circuiti ufficiali e dalla Biennale, o semplicemente non etichettabili.
“Siamo stati dei compagni di viaggio, perché c’era anche il bisogno di mettersi insieme, in difesa, in un momento in cui la ricerca in Italia sembrava esaurirsi”, racconta Spagnulo in un’intervista con Loris Lerro. Scrive Bruno Corà, curatore della mostra: “Nonostante l’evidente diversità che distingue il loro lavoro, essi condividono nella scultura e nella pittura, attuandoli, i principi profetizzati da Medardo Rosso e in seguito da Umberto Boccioni (‘metteremo lo spettatore al centro del quadro’) e da Arturo Martini, che della scultura aveva auspicato la vocazione: ‘fa che io non sia un oggetto, ma un’estensione’ nei suoi comandamenti per la scultura.
DIALOGHI ATTRAVERSO LO SPAZIO CONDIVISO
A tutti gli effetti, le opere in mostra si estendono, si snodano, si intrecciano idealmente, diventando prolungamento visivo le une delle altre. L’ambiente ne risulta unificato, un continuum in relazione.
L’allestimento crea un dialogo tra le opere, pensate già di per sé a dialogare con lo spazio, anzi di più, a essere esse stesse creatrici di spazio, protese verso lo spettatore.
E allora lo spazio, fisico e mentale, diviene il vero protagonista dell’esposizione: non uno spazio vuoto ma uno spazio vibrante di tensioni indotte (Misurazione dei corpi celesti di Mattiacci, La mano aperta della pittura di Gastini, Diagonale di Spagnulo) o di energie che si accendono e si snodano (Tubo di Mattiacci, Luogo dei punti eccentrici di Icaro, Paesaggio di Spagnulo, Le tensioni esistono, vengono generate e si rigenerano in pittura I di Gastini).
SOTTO IL SEGNO DI ARTURO MARTINI
Le opere di Icaro esplorano lo spazio, da misurare con il corpo (Buchi 1.000.000 + 1) o da esperire con la mente (Luogo del punto mediano. Luogo del punto diagonale). La sua scultura va oltre l’oggetto, facendosi spazio da esplorare in un continuo divenire di azione e pensiero.
Uno spazio, quindi, ipoteticamente infinito che va ben al di là delle sale espositive. Dice Spagnulo: “Una volta liberata la forma, sono infinite le strade percorribili. Ma non è questo il problema principale, ma è l’estensione del pensiero, l’idea dell’estensione di uno spazio”.
E tornando ad Arturo Martini e ai comandamenti per la scultura: “fa che io non sia più rupe, ma acqua e cielo”.
Eleonora Milner
Venezia // fino al 28 febbraio 2016
…ma un’estensione. Gastini, Icaro, Mattiacci, Spagnulo
a cura di Bruno Corà
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA
Santa Croce 2076
041 721127
www.visitmuve.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/47656/gastini-icaro-mattiacci-spagnulo-ma-unestensione/
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