DIVERSAMENTE ACTION PAINTING
“È nel dolore che, Congdon sembra dire, è possibile all’uomo riconoscere se stesso e la propria entità, la propria dignità di essere creato e, quindi, fratello di tutti gli uomini. Tutta la mostra è percorsa da questo strazio, che è anche nella materia, una materia che è sua invenzione: si ha un bel dire Action Painting, ma la materia di Congdon è soltanto sua, una materia in cui sembrano radunarsi, come primi, i frammenti delle ossa umane, ciò che resta, la cenere e le lacrime di questo dolore”. Così scriveva Giovanni Testori nel marzo 1983 all’interno di un saggio premonitore dedicato a William Congdon (Providence, 1912 – Milano, 1998), dal titolo Orefice del nostro tempo.
La mostra a Casa Testori, dal titolo Pianura, muove secondo passi misurati ma fitti e senza posa, quelli di un nuovo ritorno a casa. Attraverso cinquanta dipinti e venti pastelli, allestiti lungo la tromba delle scale – lavori che uniscono primo e secondo piano della villa di Novate Milanese –, riemergono meditazioni sull’opera di Braque e De Staël. Ma soprattutto, i confronti e i dialoghi pittorici intessuti da Congdon con la Scuola di New York di Betty Parson e Peggy Guggenheim e che hanno portato opere di Congdon nei più importanti musei di New York e alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia.
IL PAESAGGIO COME ESPEDIENTE COGNITIVO
Pianura analizza, suddividendolo stanza per stanza, il ventennio di residenza dell’artista nel meridione milanese, ripercorrendo il punto di osservazione non solo della grande amicizia fra Testori e Congdon, ma anche il punto di fuga di un osservatore che astrae cromaticamente, geometricamente il paesaggio per restituirlo alla tela sotto forma di stralci. Denso, intrappolato nel corpo traslucido dei colori a olio, nei tremolii ragionati delle linee, nei continui sviamenti dal soggetto umano e nelle improvvise cicatrici del terreno, riportate sulle campiture stesse.
Tra l’ala ovest del piano terra e tutto l’arco di sale al piano superiore, le stanze presentano i diversi nuclei intorno ai quali si articola la produzione del pittore, rievocando alcune tematiche visive che Congdon aveva approfondito con i protagonisti dell’Action Painting, quando li aveva frequentati per poi distaccarsene definitivamente. Dopo le New York degli Anni Quaranta, i Sahara e Santorini degli anni Cinquanta, la ricerca da spaziale diventa stagionale. Qui la monotonia della Pianura Padana si trasforma in un espediente cognitivo che condensa nello spessore di spatolate e graffi a fresco: l’orzo, la soia, il mais, i glicini, le violette ma anche la neve.
E INFINE, LA NEVE
Soprattutto, infatti, nella stanza, al piano superiore, dedicata al biancore sporcato della neve, lo sguardo di Congdon piomba rapace, a picco sui campi, escludendo a mano a mano, secondo diverse inclinazioni, l’orizzonte del cielo, che muta e trascende in un combattimento interiore muto, sempre meno terrestre.
“Che poi Congdon sappia illuminare di luci rosa, argento, oro, questo fa parte proprio della grazia della sua poesia e fa parte di questa sua fatalità, d’essere, prima di tutto, uomo del dolore” (Giovanni Testori).
Ginevra Bria
Novate Milanese // fino a 14 febbraio 2016
William Congdon – Pianura
a cura di Davide Dall’Ombra e Francesco Gesti
Catalogo Silvana Editoriale
CASA TESTORI
Largo Angelo Testori 13
02 552298370
[email protected]
www.casatestori.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/48518/william-congdon-pianura/
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