Museo del Prado. Fra Divino Morales e cristalli strabilianti
Museo del Prado, Madrid – fino al 10 gennaio 2016. Il Prado propone la riscoperta di uno dei maestri più prolifici e “commerciali” del Rinascimento spagnolo. A cent’anni dall’ultima antologica, risplende l’opera del Divino Morales, anche grazie a un prestito proveniente dai Musei Civici di Castello a Catania. In contemporanea, una piccola esposizione celebra l’arte degli intagliatori di cristallo di rocca, in cui eccelsero due famiglie milanesi nella seconda metà del XVI secolo.
DALLE PALE D’ALTARE ALLA DEVOZIONE PORTATILE
Il Prado, con il contributo della Fondazione BBVA e in collaborazione con altri due musei spagnoli – il Museo di Belle Arti di Bilbao e il Museo Nazionale d’Arte di Catalunya a Barcellona – ha scelto di recuperare dal parziale oblio la figura di un artista che, secondo il direttore scientifico Miguel Falomir, è tra i pochi spagnoli a meritare uno studio monografico prima di El Greco.
Luis de Morales (Badajoz, 1510-1586) fu un pittore di pale d’altare e di tavole di carattere religioso notissimo all’epoca in cui visse, che ebbe fama e successo soprattutto in Estremadura, la sua terra natale, e in Portogallo. La mostra curata da Leticia Ruiz offre l’occasione di studiare in maniera approfondita la tecnica e lo stile di un maestro che collaborò a oltre una ventina di pale – delle quali restano purtroppo pochi esempi e qualche frammento – che e si concentrò poi su un tipo di pittura di più facile smercio, ossia tavole di piccolo e medio formato destinate alla devozione privata e familiare. Il suo stile risente in parte dell’influenza della pittura fiamminga del Quattrocento, in parte già di un afflato manierista post-raffaellesco, sullo stile di Sebastiano del Piombo. A chiamarlo “Divino” fu il suo biografo Antonio Palomino, storico dell’arte spagnolo del Seicento, per sottolineare il contenuto esclusivamente religioso della sua pittura.
L’OPERAZIONE DI RECUPERO DEL PRADO
Eppure, nonostante la popolarità in vita e la fortuna critica post mortem, il Divino Morales cadde poi nell’oblio e di lui si scrisse poco o nulla nei secoli successivi. Dal 1992 al 2015 il Prado ha acquisito a poco a poco ben diciannove opere dell’artista – le ultime due donate l’estate scorsa dal magnate Placido Arango – e, attraverso un’attenta opera di restauro negli atelier del museo, ha avviato un lungo e proficuo processo di studio di un autentico virtuoso della pittura, culminato nella mostra ora in corso e nell’edizione del catalogo, la prima monografia a lui dedicata.
Alle diciannove opere selezionate dal museo madrileno si aggiungono altre trentacinque provenienti da musei nazionali e internazionali, da collezionisti privati e da istituzioni religiose, che nel complesso svelano il mistero di un pittore che si concentrava intorno a un ristretto repertorio di soggetti religiosi (la Sacra Famiglia, la Pietà, la Vergine con il Bambino e il Cristo in Croce), ma ripetuti in varianti sempre originali e sorprendenti per espressività, dettagli cromatici, qualità tecnica e spiritualità intima.
Peccato solo che l’Ultima Cena, olio su tavola proveniente dal Museo Civico di Castello a Catania, sia visibilmente in cattive condizioni di conservazione: rappresenta l’unico esemplare di questo soggetto dipinto da Morales intorno al 1560-70, forse per la predella di una tavola d’altare, e giunto intatto fino ai nostri giorni, malgrado manchino tre dei dodici apostoli della scena.
CRISTALLI CINQUECENTESCHI
Sempre al Prado è allestita in contemporanea la piccola ma accurata mostra Arte trasparente, dedicata alla sconosciuta tecnica della lavorazione del cristallo di rocca o quarzo ialino con cui, nella seconda metà del Cinquecento, si fecero a Milano preziosissimi oggetti destinati alla decorazione di palazzi reali e dimore signorili.
Venti le opere esposte, di cui quattordici appartenenti al Museo del Prado e facenti parte del “Tesoro del Delfino”, ossia Luigi di Francia, figlio di Luigi XIV, che ereditò dal primo sovrano Borbone di Spagna, Felipe V. Degli altri sei vasi, una metà provengono dalla collezione fiorentina dei Medici (Museo degli Argenti) e l’altra dal Louvre di Parigi, perché appartenuti allo stesso Luigi XIV.
Si tratta di manufatti di alta qualità artigianale realizzati con puro spirito rinascimentale, imitando perlopiù le fattezze del vasellame dell’antichità greca e romana. Tra i “cristallari” migliori dell’epoca, la più famosa fu la famiglia Miseroni, che aprì una bottega anche a Praga per soddisfare la nota passione per il cristallo di rocca del re Rodolfo II. Grazie a Samsung, con una serie di tablet è possibile osservare da vicino, e a 360 gradi, caratteristiche e finezze di lavorazione di tali meravigliosi oggetti.
Federica Lonati
Madrid // fino al 10 gennaio 2016
El Divino Morales
a cura di Leticia Ruiz
Arte transparente
a cura di Letizia Arbeteta
MUSEO DEL PRADO
Calle Ruiz de Alarcón 23
[email protected]
www.museodelprado.es
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