Transformers. Nessuno scontro epocale: è una mostra al Maxxi
Museo MAXXI, Roma – fino al 28 marzo 2016. “Transformers” è il titolo dell’ultima collettiva al museo statale di arte contemporanea. La cura il direttore artistico Hou Hanru insieme ad Anne Palopoli. Lavorando sul concetto di rigenerazione di manufatti e materiali.
BIANCO E NERO O COLORATO?
Scrivendo di Choi Jeong-hwa (Seoul, 1961), uno dei quattro artisti presenti alla mostra Transformers, Hou Hanru mette fra virgolette che il lavoro dell’artista coreano mira a “piacere a chi non frequenta i musei”. Tutta la mostra, finanche il titolo, mira allo stesso scopo: strizza l’occhio alla curiosità indipendentemente dalla fascia di pubblico interessata, come quei titoli che facciamo di tutto per ignorare ma che finiamo per leggere. Ben venga allora se Transformers con il suo titolo e le installazioni maxxi-formato riesce ad attirare la curiosità di più persone.
La mostra è scissa in due binari, uno colorato con le opere di Choi Jeong-hwa e Martino Gamper (Merano, 1971), l’altro in bianco e nero con Didier Fiuza Faustino (Chennevières-sur-Marne, 1968) e Pedro Reyes (Mexico City, 1972). Il punto, però, non è tanto una questione di colore effettivo, poiché le sedie Post Forma di Gamper tendono ai toni scuri e le foto di Faustino sono evidentemente a colori; più che altro i valori cromatici sono riferibili alla dimensione umorale che il percorso espositivo fa condurre al visitatore.
OPERE SPROPORZIONATE E ATTRAENTI
All’ingresso del museo, Golden Lotus di Choi Jeong-hwa accoglie i visitatori e restituisce fin da subito l’atmosfera ludica che si avverte durante la visita della mostra, anche se i temi di riferimento presenti in ogni singolo lavoro poco hanno a che fare con la gioia di per sé. Coralmente invitano alla riflessione in un momento successivo.
Le installazioni sono realizzate con materiali o oggetti convertiti, smantellati dall’uso funzionale (motivo per il quale esistono) e assemblati in una nuova vita con una dignità rigenerata. Mettendo da parte alcuni aspetti sensazionali, ad esempio la pioggia cangiante di colori di Cosmos sempre dell’artista coreano o la teatralità degli strumenti fatti di varie armi da fuoco di Reyes, in questa mostra di oggetti trasformati grazie alla creatività c’è una sproporzione e un potenziale attrattivo insieme.
La dimensione ludica che qui possiede un sottotesto partecipativo – un invito a considerarsi come possibili creatori grazie al “fai-da-te” o a ricordarsi che a ogni azione consegue una reazione, come tale siamo parte integrante di quella concatenazione di eventi che trasformano quotidianamente il mondo – risulta avere una temperatura di impatto nettamente più tiepida rispetto alle tematiche che asseriscono invece agli aspetti di denuncia politico-sociale.
TRA BENJAMIN E GÉRICAULT
Complice di questo eccesso anche la riproduzione de La Zattera della Medusa di Géricault, un gigantesco monito che conclude il percorso espositivo tenendo accesa la spia dell’attenzione sulla dimensione tragica che la vita di più uomini insieme può assumere; questa opera accompagna idealmente il lavoro di Didier F. Faustino Lampedusa, un’imponente boa a cui avvinghiarsi che denuncia i dolorosi fatti del Mediterraneo di questi ultimi anni. Una generalizzazione, però, dal raggio d’azione troppo ampio per due fatti di cronaca ugualmente tragici, ma contestualmente opposti.
L’attrazione invece è data da una sorta di rivisitazione del concetto benjaminiano di citazione: queste opere citano gli oggetti da cui traggono origine e esplicitano in quella simultaneità tra passato e presente nuovi significati, una nuova narrazione sull’oggi. Una conservazione distruttiva che attiva un processo di nuova costruzione.
Giorgia Noto
Roma // fino al 28 marzo 2016
Transformers
a cura di Hou Hanru a Anne Palopoli
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 32225178
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/49455/transformers/
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