Postwar Era: un’epoca in divenire. A Venezia
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia – fino al 4 aprile 2016. Ripercorrendo la stagione creativa del secondo dopoguerra, le opere e i protagonisti meno noti della collezione Guggenheim raccontano un’epoca di passaggio. Da una parte all’altra dell’oceano.
IN EQUILIBRIO FRA EUROPA E USA
Peggy Guggenheim, ancora una volta, conferma la sua forza catalizzatrice di espressioni artistiche, unite sotto il segno della novità creativa. Dopo un’accurata selezione delle opere raccolte dalla mecenate americana, prende vita il racconto di un dopoguerra che incuriosisce, aprendo l’orizzonte verso scorci artistici poco noti.
Senza la pretesa di un ordine puramente cronologico, il percorso espositivo ci allena alla sensibilità e acquisisce un ritmo a se stante, scandito dal tempo e dallo spazio della materia, in un dialogo costante tra pittura e scultura. Raggruppati in undici sale secondo criteri di affinità stilistica e tematica, tra gli oltre novanta lavori esposti si contano solo alcuni nomi risonanti che, quando presenti, non invadono lo spazio altrui. Ogni opera trova così il proprio posto, all’interno di un microcosmo creato ad hoc.
Questo equilibrio compositivo oscilla nel solco del rapporto tra Europa e Stati Uniti, e nelle continue influenze che hanno condotto alla diversità degli approcci artistici tra i due versanti geografici. Sul terreno neutrale americano, culla dell’Espressionismo astratto, in cui l’avanzare del progresso scientifico-tecnologico diventa anche presagio di pericolo, di cui L’atomo. Un mondo unico di Pousette-Dart diventa baluardo, non si accende la riflessione esistenziale che invece accompagna lo sviluppo della gestualità espressiva del vecchio continente, segnato dalle ferite della storia.
ASTRAZIONE ED EMOZIONE
Il passaggio successivo verso l’astrazione, solo accennato nella prospettiva americana dall’omaggio agli studi figurativi di Jack Tworkov, si fa più vivo nel racconto dell’esperienza Informale europea. Sebbene gli spunti arrivino da oltreoceano, attraverso anche la stessa Peggy, la forza materica delle opere astratte del primo periodo si traduce in forme sempre più rarefatte nel momento più maturo. Questo avviene, ad esempio, nel confronto tra i lavori di Santomaso e Bice Lazzari, fino a considerare le geometrie imperfette di Carlo Ciussi, nelle quali il rigore formale è declinato all’emozione.
Qui si inserisce il tributo all’arte inglese degli Anni Cinquanta, in particolare alla scultura, che colpisce nei caratteri astratti. Il percorso prosegue con le atmosfere dai richiami mediorientali delle opere scultoree di Mirko Basaldella, tra le quali si insinua, austera, la commemorazione del dramma storico con il Bozzetto per il Cancello delle Fosse Ardeatine.
UN FINALE AL FEMMINILE
Merita attenzione la presenza femminile che, oltre a Bice Lazzari, Carla Accardi e Dadamaino, incontrate nelle stanze dell’Informale, viene celebrata ancor più sul finale, con l’omaggio all’americana Claire Falkenstein. Artista poliedrica, amica di Peggy e tessitrice di trame scultoree di cui il più celebre esempio è rappresentato dal cancello che ci accoglie in casa Guggenheim. Questa volta le spetta anche il compito di congedarci, attraverso le diramazioni della sua scultura circolare Never Ending Screen che, non trovando chiusura, si protende verso l’infinito.
Insomma, una rilettura densa di spunti, che ci avvicina alle parole dello stesso Jack Tworkov: “Mi diverte pensare che probabilmente l’unico modo per abbattere i muri dell’esperienza di ciò che è familiare sia proprio il rinnovarne l’esperienza”.
Marianna Rossi
Venezia // fino al 4 aprile 2016
Postwar Era. Una storia recente
a cura di Luca Massimo Barbero
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
Dorsoduro 701
041 2405411
[email protected]
www.guggenheim-venice.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/50922/postwar-era-una-storia-recente/
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