Una storia rivoluzionaria. Aleksandr Rodchenko in Svizzera
MASI, Lugano – fino all’8 maggio 2016. La grande rassegna ospitata dal museo svizzero accende i riflettori sulle vicende creative di un artista tormentato. A cavallo tra politica e società, un colpo d’occhio su un importante capitolo della storia novecentesca.
UNA MOSTRA PREZIOSA
È un’occasione preziosa quella che ci offre il Masi di Lugano con la mostra dedicata alla fotografia di Aleksandr Rodčenko (San Pietroburgo, 1891 – Mosca, 1956). Si tratta di un’ampia rassegna costituita da materiali originali, che coprono buona parte della parabola artistica di questo uomo complesso e tormentato: dagli Anni Venti ai Cinquanta, dai fotomontaggi alle ultime foto del circo. I materiali provengono dalla Casa della fotografia di Mosca, diretta da Ol’ga Sviblova, curatrice della mostra svizzera, ai quali sono arrivati direttamente dalla famiglia dell’artista, dopo la sua morte.
RODČENKO. UN ARTISTA MODERNO
Il suo rapporto con i media, con i giornali è interessante e di grande modernità. Notissima è la pubblicità di Knigi, Libri, la sezione di Leningrado della casa editrice di Stato, del 1925. Una donna, Lilija Brik, scrittrice, attrice, scultrice compagna e musa di Majakovskij, pronuncia la parola Knigi, sembra urlarla, aiutata dalla mano, posta di fianco alla bocca. Sono gli ultimi sprazzi di entusiasmo nei confronti del grande sogno di mutare il mondo: da lì a poco il rapporto tra potere e avanguardia sarebbe finito. Vladimir Majakovskij, morto suicida nel 1930, proprio a causa della delusione, è soggetto di molti ritratti dell’amico Rodčenko, che ne sottolineano l’intelligenza espressiva e la personalità complessa.
Del 1924 è il ritratto alla madre di Rodčenko, con gli occhiali appoggiati a un occhio, una foto che tre anni dopo sarebbe diventata la copertina di Fotografia sovietica. Un inno al progresso, al riscatto degli umili, la madre dell’artista era una lavandaia che aveva imparato a leggere già in età adulta.
FOTOGRAFARE L’INASPETTATO
“Per abituare le persone a nuovi punti di vista, è essenziale fotografare gli oggetti quotidiani e familiari da angolazioni totalmente inaspettate e in posizioni del tutto inconsuete. I soggetti nuovi devono essere fotografati da varie prospettive così da rappresentarli in modo completo”, si tratta di un’affermazione dell’artista del 1928. Intorno a quegli anni si collocano i tagli arditi dei palazzi dal sottinsù, le immagini riprese dall’alto. In mostra è anche la parte che parrebbe più tradizionale della sua ricerca, quella dedicata al fotoreportage, all’industria, al lavoro, alla costruzione del canale Mar Baltico-Mar Bianco del 1933, una delle opere del piano quinquennale staliniano.
Anche nelle immagini di reportage ci troviamo di fronte a uno sperimentatore, attento ai tagli, possibilmente diagonali. “Mi piacerebbe fare fotografie che non ho mai fatto prima, fotografie in cui vi siano vita e realtà, che siano semplici e complicate nello stesso momento e che abbiano il potere di sorprendere e di stupire”. Forse le foto che non ha mai fatto prima sono gli scatti dedicati al circo, leggermente sfuocate, di sapore pittorialista.
È un Rodčenko studioso, progettista, disegnatore quello di Costruzione spaziale sospesa n° 9 Cerchio in cerchio, che fa parte della seconda serie di costruzioni spaziali secondo il principio delle forme uguali. Ognuna delle composizioni rappresenta una formula per l’organizzazione di materiali plastici. È la purezza della speculazione scientifica che trova una forma ben oltre la semplice rappresentazione.
Angela Madesani
Lugano // fino all’8 maggio 2016
Aleksandr Rodčenko
a cura di Ol’ga Sviblova
Catalogo Skira
MASI
Piazza Bernardino Luini
+41 (0)58 8664200
[email protected]
www.masilugano.ch
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51521/aleksandr-rodcenko/
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