L’universo di un designer. Alexander Girard chez Vitra
Vitra Design Museum, Weil am Rhein – fino al 29 gennaio 2017. Un viaggio tra le pieghe di una carriera emozionante, fatta di viaggi e sperimentazione. Per raccontare la storia di un architetto e designer, la cui attività riflette i grandi cambiamenti culturali del secolo scorso.
IL CAMPUS DELLE MERAVIGLIE
La visita al Campus Vitra di Basilea val bene un viaggio, anche solo per trascorre una giornata di immersione totale in un ambiente ad alta densità di opere architettoniche, firmate da alcuni tra i più grandi del nostro tempo. Se si riesce a indugiare fino a sera, gli effetti di luce al crepuscolo daranno giusto compimento all’atmosfera magnetica del luogo.
Oltre il Vitra Haus di Herzog & DeMeuron (2010), ispirato all’archetipo di capanne allungate e accatastate l’una sull’altra, c’è il capannone di Álvaro Siza (1994) e quello di SANAA (2012); il Vitra Museum, opera ancora acerba di Frank Gehry (1989), e la sua successiva Gallery (2003); le tettoie di produzione di Grimshaw (1981/86); il padiglione per conferenze di Tadao Ando (1993) e la caserma dei vigili del fuoco di Zaha Hadid (1993), che animò critiche difficili da spegnere; la cupola di Buckminster Fuller (1975/2000); in giro per i prati c’è il Diogene di Renzo Piano (2003) e il foodtruck Airstream in diretta dal Nevada del 1968, restaurato nel 2011; e ancora, La Promenade di Álvaro Siza (2014) e la scultura scivolo di Carsten Höller (2014).
Di prossima inaugurazione il Vitra Schaudepot, ancora di Herzog & De Meuron, nuovo distretto espositivo che ospiterà l’intera collezione storica e il laboratorio aperto degli uffici Vitra.
LA LUNGA CARRIERA DI GIRARD
Al catalogo vivente di architetture si aggiunge la mostra sull’opera di Alexander Girard (New York, 1907 – Santa Fe, 1993). Prima grande retrospettiva sull’attività particolarmente prolifica dell’artista, la mostra è un’occasione per sperimentare un viaggio nel viaggio, attraverso i luoghi della vita stessa di Girard, come un racconto di momenti importanti della nostra storia contemporanea, dei cambiamenti culturali, di gusto e stile.
Girard nasce a New York ma cresce a Firenze, studia alla AA di Londra, lavora a Stoccolma, torna a New York per diventare architetto, resta per sedici anni a Detroit, dove comincia a lavorare prima con Charles Eames e poi con Saarinen. Si trasferisce a Santa Fe in New Mexico e con Saarinen progetta la Miller House in Indiana. Va in Arizona per progettare il ristorante La Fonda del Sol a New York. Dal ’62, per due anni viaggia in Europa: Regno Unito, Francia, Germania, Grecia, Italia. Torna in Messico. Poi Marocco, Polonia, Portogallo. Va in Sicilia e in Turchia. A Columbus progetterà uno dei suoi lavori più grandi per una facciata commerciale in Washington Street.
Una delle opere più spettacolari sarà il murale tridimensionale di sessanta metri composto di centinaia di oggetti storici per la John Deere Corporation in Illinois. Nel ’65 verrà incaricato dalla Braniff International per progettarne il brand in 17.543 oggetti, dal logo agli oggetti in cabina, alla lounge a terra, fino all’abbigliamento suggerito per star comodi in volo. Nel ’72 ancora in viaggio, questa volta in Africa, tra Nigeria, Benin, Ghana, Senegal, Dakar e Costa d’Avorio. Colleziona qualcosa come 100mila oggetti di arte folk, che donerà nel ’78 allo Stato del Messico. Nel 1982 la mostra in suo onore, Multiple Vision: a Common Bond, oggi in esposizione permanente, apre in un’ala a lui dedicata al Museo di Santa Fe. Città in cui si arresta il viaggio della sua vita nel 1993.
UN VIAGGIO NELLA MEMORIA
Alla preview della mostra, in corso al Campus Vitra, la storia di Girard è stata raccontata dai suoi nipoti, Marshall e Kori Girard, attraverso memorie e soste, di fronte a ogni opera che ricordasse loro un momento della vita vissuta con il nonno ormai anziano. Dalla sua straordinaria energia, gentilezza e generosità, raccontano di aver imparato quanto queste siano doti primarie per lasciar fluire la creatività al suo meglio. L’ambiente intorno, i colori forti, i tessuti e gli oggetti di Girard facevano il resto, in una strana forma di accoglienza familiare, di simboli noti o arcani in cui è facile riconoscersi.
La progettazione di Girard, dall’architettura d’interni ai piatti per i ristoranti messicani agli oggetti più minuscoli, è giocosità, ironia, ricerca e celebrazione del bello, ma anche sublimazione della tragedia che è la morte. Forse è questo il dono che si riceve dalla visita al mondo di Girard: una lezione di vita attraversata di corsa in ogni angolo del pianeta, ma vissuta intensamente a ogni attimo, con testa carta e penna, pronti a progettare mondi nuovi.
Emilia Antonia De Vivo
Weil am Rhein // fino al 29 gennaio 2017
Alexander Girard – A Designer’s Universe
a cura di Jochen Eisenbrand e Sarah Wirth
VITRA DESIGN MUSEUM
Charles-Eames-Strasse 2
+49 (0)7621 7023200
[email protected]
www.design-museum.de
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