Botticelli, adesso. Al Victoria and Albert di Londra
Dopo aver chiuso i battenti alla Gemäldegalerie di Berlino, apre al Victoria and Albert Museum di Londra la mostra “Botticelli Reimagined”. Un’accurata indagine dell’opera del pittore fiorentino e del suo lascito agli artisti dell’Ottocento e ai contemporanei. Fra arti visive e moda, film e performance.
ATTUALITÀ DI BOTTICELLI
Con più di cinquanta dipinti e disegni attribuiti a Sandro Botticelli (Firenze, 1445-1510), la grande mostra del Victoria and Albert Museum di Londra, curata da Mark Evans e Ana Debenedetti, si presenta come il più importante evento espositivo dedicato all’artista nel Regno Unito da sempre. Non solo per il numero e l’importanza delle opere del pittore fiorentino presenti, ma anche per l’accurata analisi del suo lascito.
Il percorso espositivo, sapientemente realizzato a ritroso, mette in luce infatti con equilibrio e lucidità l’eredità artistica che Botticelli ha lasciato e che generazioni successive di artisti, di epoche e nazionalità diverse, hanno creativamente raccolto.
DA URSULA ANDRESS A UMA THURMAN
L’indagine prende il via dalla contemporaneità più incalzante e risale fino Quattrocento, presentando prima le opere più recenti ispirate ai modelli rinascimentali e poi quelle autentiche.
La prima sezione si apre con le citazioni cinematografiche della Nascita di Venere, che rivive nella divina Ursula Andress che esce dall’acqua in un succinto bikini bianco, storica scena del film 007-Licenza di uccidere (1962), e in una giovanissima Uma Thurman ne Le avventure del barone di Munchausen (Terry Gilliam, 1988). Prosegue poi con le reinterpretazioni contemporanee delle icone rinascimentali botticelliane che ancora permeano l’immaginario artistico – e collettivo.
Nel nostro presente l’ideale, l’eterea bellezza dei volti femminili di Botticelli si è trasformata non solo in un canone di perfezione estetica senza tempo dal quale lasciarsi ispirare, ma anche in un’immagine da poter rielaborare liberamente.
IL KITSCH, L’ARTE E LA MODA
Non si possono non ricordare le storiche parole di Gillo Dorfles sul kitsch, sulle opere del passato divenute emblemi perché ormai riprodotte trivialmente e conosciute non per i loro autentici valori, ma per il loro surrogato sentimentale o tecnico. L’opera d’arte perde la sua aura benjaminiana e si fa immagine in un mondo di immagini.
Questo sembra essere il punto di partenza per una rielaborazione senza freni e inibizioni che gli artisti contemporanei hanno saputo attuare con creatività e risultati pari a quelli dei maestri, dimostrando come l’arte del passato sia sempre una profonda fonte d’ispirazione. Ogni artista declina la fonte secondo la propria, personale, poetica. Andy Warhol seleziona un particolare del volto della Venere e la rende simbolo iconico, David LaChapelle fotografa una bellezza da copertina dalla forte carica sensuale, Yin Xin dipinge una Venere dai capelli corvini e dai lineamenti orientali, Tomoko Nagao la inserisce in una colorata e bidimensionale contemporaneità di brand come Barilla, EasyJet, Esselunga, ritratto semiserio del nostro paese. Vik Muniz ne ripropone la monumentalità delineandone i profili con un’ imponente e capillare ricostruzione fatta con materiali di scarto, Cindy Sherman reintepreta in maniera teatrale un ritratto di fanciulla.
Più forti ed estreme le rielaborazioni di Valie Export, che mima la Madonna della Melagrana con un aspirapolvere in grembo per denunciare il ruolo imposto alla donna di elettrodomestico alleva-figli, e quelle di Orlan, che guarda all’ideale di bellezza botticelliano tra performance e operazioni chirurgiche.
L’impatto del pittore rinascimentale tuttavia non si ferma alle arti visive, ma si fa sentire anche nella moda, come dimostrano i due pezzi della collezione Dolce & Gabbana (Primavera/Estate 1993) con stampe riprese dalla Venere del Botticelli, e i due abiti di Elsa Schiapparelli con decorazioni floreali (autunno 1938).
EREDITÀ OTTOCENTESCHE
La sezione successiva indaga la riscoperta ottocentesca di Botticelli da parte dei Preraffaelliti e altri artisti del tempo. Dante Gabriel Rossetti, Edward-Burne Jones e William Morris eleggono le sue creature a muse e ne ripropongono gli angelici tratti in dipinti e disegni. Del pittore fiorentino ammirano la bidimensionalità, la purezza del tratto e la vicinanza alla pittura primitivista, e sono, di fatto, tra i primi acquirenti delle sue opere oltremanica. Anche le elaborate e dettagliate rappresentazioni del mondo vegetale rispecchiano l’ideale preraffaellita di una natura ordinata e domata, in armonia con l’uomo.
Un’interessante sezione è dedicata alle copie, ai disegni di artisti tra i quali Edgar Degas e Gustave Moreau, ma anche a stampe e foto, strumenti del conoscitore e mezzi di divulgazione dell’opera.
E FINALMENTE, LE OPERE DI BOTTICELLI
In questa indagine a ritroso, le opere di Botticelli e bottega arrivano per ultime, a testimoniare le origini e a ribadire la grande distanza temporale che ci separa, senza che la sintonia culturale ed estetica ne risenta. Viene evidenziato il problema dell’attribuzione, argomento rischioso quando si parla di Botticelli, che ha firmato soltanto due opere e ci ha lasciato tracce documentarie per poche altre. Il problema dell’attribuzione risulta tuttavia secondario: ciò che emerge dall’ultima sezione è una straordinaria sapienza di stile e una variazione su moduli consolidati che Botticelli e bottega sapevano elaborare alla perfezione. Alcuni dipinti vantano acquirenti celebri come i Preraffaelliti e Isabella Stewart Gardner, che acquistò per una somma enorme la Madonna Chigi su consiglio di Bernard Berenson.
Dipinti quasi identici sono in esposizione, uno accanto all’altro, a testimoniare la quantità di copie di uno stesso quadro e l’industriosa attività della bottega. Tra i ritratti emergono le due versioni del Ritratto di Giuliano de’ Medici (1478) e il Ritratto ideale di fanciulla (1475-80), un tempo identificata con Simonetta Vespucci. Un rilievo speciale viene riservato a Pallade e il centauro (1482), in prestito dagli Uffizi, e alle illustrazioni disegnate da Botticelli per la Divina Commedia, in mostra, sempre a Londra, fino al 15 maggio, anche alla Courtauld Gallery. La Natività mistica (1500) della National Gallery, unica opera datata e firmata, chiude idealmente il percorso, raccogliendo le inquietudini religiose degli ultimi anni di vita di un Botticelli più sacro che profano.
UNA MOSTRA ESEMPLARE
La mostra rivela la potenza ispiratrice dell’opera di Botticelli in maniera fresca e coinvolgente. Nelle tre sezioni, la sua influenza si fa prima accattivante e giocosa nell’arte contemporanea, poi idealizzata e più pedagogica nell’Ottocento, e infine specchio degli ideali rinascimentali nel suo tempo.
Botticelli Reimagined è la dimostrazione di come si possa rendere attuale un artista del Quattrocento e coinvolgere in maniera invitante e divertente un pubblico più ampio, pur non rinunciando all’eccellenza scientifica e curatoriale. Assolutamente da vedere.
Roberta Minnucci
Londra // fino al 3 luglio 2016
Botticelli Reimagined
a cura di Mark Evans e Ana Debenedetti
VICTORIA AND ALBERT MUSEUM
Cromwell Road
+44 (0)20 79422000
www.vam.ac.uk
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati