Solomon e Peggy Guggenheim. Storie incrociate a Firenze
Palazzo Strozzi, Firenze – fino al 24 luglio 2016. Non solo dipinti e sculture, ma il racconto di due vite dedicate all’arte, di un uomo e una donna che contribuirono ad affermare, da New York e da Venezia, le “tendenze d’arte non figurale”, come si diceva allora. Tutti i segreti dei Guggenheim sono ora svelati a Firenze.
MECENATISMO DI FAMIGLIA
È la stanza centrale. Le pareti nere, sulle quali stanno sei tele di Rothko dalle campiture colorate, salvo una, Nero su grigio, del 1969-1970. Pare proprio una piccola, intensa ed emozionante mostra nella mostra, come suggerisce Luca Massimo Barbero.
Ma a Palazzo Strozzi gli artisti sono quasi un “pretesto” per celebrare la storia di due collezionisti: si chiamano Solomon e Peggy Guggenheim, lui zio e lei nipote, e il loro cognome ci riporta a periodi di mecenatismo splendido, a un’enorme ricchezza finanziaria messa a disposizione di pittori e scultori per dare vita a due diverse raccolte di opere che ancora oggi sono capisaldi imprescindibili per ricostruire quello che furono le avanguardie europea e americana. Ed è Cristina Acidini – presidente del Consiglio d’Indirizzo di Palazzo Strozzi – a chiedersi se esiste ancora, nel mondo contemporaneo, un mecenatismo di così alto livello e di qualità pari a quello della Firenze medicea. Il legame con Firenze non si limita però a questo: nel 1949 Peggy Guggenheim, infatti, ancora senza una sede definitiva per la sua collezione, organizzò un’esposizione proprio alla Strozzina, nata in quell’occasione, con l’appoggio di Carlo Ludovico Ragghianti: iniziativa che non piacque a tutti, come rivelano le citazioni dei giornali locali d’epoca riportate nel bel saggio in catalogo di Ludovica Sebregondi e che, lette oggi, stupiscono e quasi scandalizzano.
TRA NEW YORK E VENEZIA
Nelle sale, ovviamente, troviamo le opere selezionate dai musei di New York e di Venezia, oltre a qualcuna ora in collezione privata. Già la sala d’apertura mette ben a fuoco la dichiarazione di intenti di chi ha pensato questa mostra: due gigantografie degli interni dei luoghi da cui tutto è partito, l’edificio di Frank Lloyd Wright e la prima galleria-museo di Peggy, The Art of This Century, entrambi nella Grande Mela. Alle riproduzioni fotografiche sono accostate le opere originali: Max Ernst, Giacometti, Brancusi, van Doesburg e a metà, tra le due pareti, Curva dominante di Kandinsky. Quest’ultimo dipinto ha un valore particolare perché appartenne prima a Peggy e poi a Solomon, un simbolico ponte tra le due collezioni, ma quasi ogni opera esposta si presta al racconto di un’affascinante storia. Come non citare poi i Surrealisti, la Scatola in una valigia di Duchamp, il cui primissimo esemplare fu dedicato proprio a Peggy, o il delicatissimo Busto di uomo in maglia a righe di Picasso, da lei acquisito con grande fatica, e i numerosi Pollock, il quale ottenne dalla collezionista un vero e proprio contratto che gli permise di dedicarsi alla pittura fino al 1947.
L’AVANGUARDIA FA STORIA
Efficaci i due leoni di Basaldella che, come davanti a un portale di una cattedrale medievale, fanno la guardia ai Burri, ai Fontana, ai Vedova, all’arte dell’avanguardia italiana che non sfuggì allo sguardo attento della Signora Guggenheim. E poi lo Studio per scimpanzè di Bacon che lei volle nella camera da letto della dimora veneziana e che era la sua prima “visione” mattutina. Infine, chiudono la mostra gli statunitensi degli Anni Sessanta – confluiti al museo di New York anche grazie all’imponente lascito Shulhof – e il grande Preparativi di Lichtenstein, dipinto nel proverbiale 1968: da allora fu Pop Art, e niente fu più lo stesso. Le avanguardie tanto care ai Guggenheim divennero il passato, un passato a cui ancora oggi dobbiamo molto e che possiamo ora ripercorrere in un viaggio ideale da New York a Venezia allestito nelle sale di un antico palazzo fiorentino.
Marta Santacatterina
Firenze // fino al 24 luglio 2016
Da Kandinsky a Pollock. La grande arte dei Guggenheim
a cura di Luca Massimo Barbero
PALAZZO STROZZI
Piazza degli Strozzi
055 2645155
[email protected]
www.palazzostrozzi.org
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati